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25/01/10 LIBERA DI ESSERE DONNA. SUL RAPIMENTO DI UNA RAGAZZA PAKISTANA TRA SENIGALLIA E FANO.

by on Jan.25, 2010, under Ambasciata dei diritti, Comunicati e Manifestazioni

LIBERA DI ESSERE DONNA.

SUL RAPIMENTO DI UNA RAGAZZA PAKISTANA TRA SENIGALLIA E FANO.

 

 

Inquesti giorni le città di Fano e Senigallia hanno occupato le pagine di cronacadella carta stampata e i telegiornali locali e nazionali.

Unanotorietà seguita al rapimento di una ragazza diciassettenne da parte del padrepakistano.

L’esitoconclusivo della vicenda, iniziata martedì, è l’arresto del padre e della madre,accusati di sequestro di persona, il riformatorio per il fratello, possibilecompartecipe con i genitori, l’affidamento ad una comunità per la sorellaminore, il ritorno ,nella casa protetta, per la giovane portata via.

Immediatamentel’attenzione si è posta sul fattore sociale e culturale, sulle problematicheche sorgono all’interno dei nuclei familiari composti da cittadini immigrati,l’articolato fenomeno di adattamento con il mondo e le abitudini occidentali,il contrasto generazionale tra figli nati in Italia e i loro genitori legatialle tradizione.

L’inconciliabilitàtra le pulsioni di libertà e di normalità delle prime generazioni di figli dimigranti, nati nel nostro paese, ed una educazione basata su riferimentilontani e spesso non capiti, ha portato, in alcuni casi, a tragicheconseguenze, ricordate e menzionate nelle ore di buio intercorse tra l’arrivodel padre pakistano al centro di accoglienza di Fano e l’arresto avvenuto ilgiorno susseguente.

Ormaiè iniziato il valzer delle riflessioni e delle strumentalizzazioni, da un latoi partigiani della nostra supremazia culturale, della necessità di porre unargine all’islamizzazione della società, del pericolo di un integrazione chepotrebbe sgretolare le certezze e i valori condivisi, che vede nella chiusura enell’isolamento della fortezza Europa, nei pacchetti sicurezza, nei filtriall’ingresso e nella regolamentazione dei flussi migratori l’unica salvezza,dall’altro chi cerca di avventurarsi nel terreno arduo di un analisi piùcomplessa.

Per  prima cosa chiaro deve essere ilriconoscimento, per ogni uomo e donna, della legittima volontà di libertà eautonomia, la giusta aspirazione a poter vivere una vita che sia il fruttodelle proprie scelte.

Lottareper la costruzione di un futuro che sia speranza di emancipazione eraggiungimento dei propri bisogni e delle proprie aspettative è un dirittointangibile, da rivendicare nei confronti di chiunque decida di frapporsi alsacrosanto desiderio di autodeterminazione.

Inquesto senso va la nostra solidarietà più profonda alla ragazza, la vicinanzadovuta a tutti/e coloro che combattono per guadagnarsi la possibilità a poterdecidere sul proprio corpo e sulla propria vita, indipendentemente dalleconvenzioni sociali, dalle morali o dalle normative statali.

Lastoria italiana e anche il passato più recente, sono il coacervo di tentativi edispositivi di controllo volti a limitare le scelte, ad imporre un modellosull’altro, quasi sempre attraverso lo strumento legislativo, a ricordarci,oltre la retorica, come anche l’intimità e le decisioni private siano il fruttotroppo spesso della logica della maggioranza.

Ilritorno nelle piazze e nelle strade in difesa del diritto delle donne all’aborto,contrasta il tentativo, mosso da più parti, di ritornare al passato, unregresso che possa essere esempio ed esperimento di resistenza e intransigenzacontro quelle istanze, che muovono dalla società, e chiedono pieni diritticivili e sociali per tutti, dai migranti alle comunità omosessuali, dalle donnealle espressioni della diversità di genere.

Insecondo luogo sarebbe opportuno trarre, da quanto accaduto, la forza perincentivare quei percorsi di liberazione ed eguaglianza sostanziale che sonoancora lontani nel nostro paese; al contrario, le voci che si levano sonoquelle dell’apologia e della difesa ad oltranza di un sistema migliore(italiano;europeo;occidentale) che però tollera la violenza domestica e non neiconfronti della donna, la cronica disparità nell’accesso al mondo del lavoro,accentuata da un modello produttivo e di organizzazione, flessibile e precario,che lascia poche garanzie (pensiamo al ricatto della maternità) e accentuapratiche di sfruttamento e criminalità organizzata, come abbiamo potuto vedereemblematicamente a Rosarno, i pestaggi sistematici di omosessuali, l’assalto ailocali gay, i barboni incendiati nelle stazioni, i pogrom nei confronti deicampi rom.

LaLegaNord,che utilizzando l’accaduto e ribadisce la mano dura nei confrontidell’immigrazione, è la principale responsabile di questa campagna di odio, diquesto attacco indiscriminato ad ogni diversità, del dilagare dello schiavismodei braccianti migranti nel mezzogiorno e del caporalato, alimentato dal lavoronero e dalla ricattabilità dovuta al “pacchetto sicurezza”.

Su  questo ferma deve essere la risposta dei movimentie di ogni singolo cittadino contro fenomeni di razzismo e miopismo politico eculturale strumentali.

L’ultimariflessione ci vede perplessi circa i proclami entusiastici di tutti gliaddetti ai lavori che in questi giorni si sono occupati della vicenda.

Alrisultato, per fortuna, positivo per la ragazza, si accompagna quello di unnucleo familiare in frantumi, al di là delle considerazioni di facciata, unaintera famiglia dispersa tra carceri, riformatori e comunità non può non essereanche il fallimento completo di quelle istituzioni che avrebbero dovutoprevenire, capire e tutelare,  lasconfitta in primis dei servizi sociali e dei mediatori culturali intervenuti,la manifesta inadeguatezza di una presunta società superiore che ancora non hafatto i conti con se stessa.

  

 

CSOAMEZZA CANAJA

AMBASCIATADEI DIRITTI Senigallia

Coordinamento migranti TERZA ITALIA


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