CSOAMezzaCanaja

SULL ‘ ANTIPROIBIZIONISMO…

by on Sep.17, 2007, under Drugstore - bottega antipro


  

La problematica e annosa questione del rapporto centri
sociali [comunità ribelli]/sostanze psicoattive necessita oggi di una nuova
definizione. Infatti l’antiproibizionismo, inteso semplicemente come
legalizzazione delle “droghe”, medicalizzazione del consumo problematico-abuso
e “riduzione del danno”, risulta essere nel contesto della società reale
odierna un concetto se non da seppellire, quanto meno da superare.

Il proibizionismo, e di riflesso la questione
antiproibizionista, qui ed ora –in una fase storica di ipercapitalismo dominata
dal cosiddetto “pensiero unico” cui tutti devono uniformarsi o coattivamente
essere assoggettati-, abbraccia tematiche che vanno ben oltre la mera
discussione sulle “droghe”. Le strategie di controllo e disciplinamento sociale
cui gli individui e per estensione la collettività sono vittime (e dove la
produzione, la circolazione, lo scambio-spaccio e il consumo di sostanze
psicotrope sia legali che illegali rappresentano la manifestazione fenomenica più
chiara ed evidente)  non sono nient’altro
che le forme in cui si appalesa l’essenza del dominio biopolitico.

Il biopotere d’altronde lo definiamo come potere sulla
vita delle persone: gestione, utilizzazione e controllo del corpo umano.  E contro di esso si libera la nostra azione di
r_esistenza quando rivendichiamo la vita… la vita piena, non alienata,
soddisfatta nei bisogni, nei desideri e nelle passioni, salubre e felice.

 L'antiproibizionismo quindi non è una battaglia
vertenziale, né un movimento culturale che si propone di riformare in senso
liberale il dominio del capitale, né tantomeno  la scintilla che spalanca le porte ad un
orizzonte rivoluzionario di cambiamento sociale; l’antiproibizionismo è un
“modus operandi”, una metodologia di intervento politico attraverso cui veicolare
un messaggio di libertà: libertà di scelta, di gestione, di autodeterminazione
dei singoli individui rispetto al proprio corpo e al proprio tempo.

Libertà dei singoli che irrimediabilmente si trasforma da
un punto di vista moltitudinario in un avanzamento, un miglioramento delle
condizioni di esistenza, poiché sottrae corpi, strumenti e spazi alle strategie
di comando, sorveglianza e controllo che necessariamente questo sistema
dispiega per il proprio sostentamento e la propria riproduzione.

Questa scelta di libertà deve essere frutto della
consapevolezza e della coscienza degli individui; coscienza e consapevolezza
necessariamente realizzate non mediante una morale ancorché antitetica rispetto
a quella repressivo-dominante, ma bensì grazie alla condivisione di
informazioni, di “controcultura” e di autoformazione delle persone e dei gruppi
in genere. Consapevolezza e coscienza non sono concetti da instillare come
elisir di verità ma vanno costruite attraverso l’analisi soggettiva e
collettiva e attraverso l’elaborazione politica.

La convinzione antiproibizionista dunque è una scelta di
libertà… ma entro un margine ben definito.

Contro la retorica dell’esaltazione dello “sballo” e dello
stato alterato di coscienza come atto rivoluzionario…

Contro le sostanze psicoattive eccitanti e performanti che
ben si adattano ai ritmi della produzione capitalistica post-moderna…

Contro le sostanze devastanti in termini di salute che
annientano i corpi, le menti e gli animi delle persone…

Contro lo spaccio di “droga”, forma demistificata della
mercificazione e della speculazione che avviene ai danni degli individui, delle
comunità e degli spazi sociali che rappresentano l’alternativa –o quanto meno
la forma embrionale- di una società più giusta e migliore. Costruita in autonomia! In basso! A sinistra!

 CSOA  Mezza 
Canaja


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