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DI RITORNO DAL G8 DI ROSTOCK, PASSANDO PER ROMA

by on Jun.13, 2007, under Smash G8

WE ARE WINNING!  
WE ARE EVERYWHERE!

 Quando una forza in rete attacca, sciama sul nemico: innumerevoli elementi attaccano indipendentemente da tutte le direzioni convergendo verso un unico punto, e quindi spariscono ritornando nel loro ambiente”
(Toni Negri – “Moltitudine”)

 Partiamo da un dato, al G8 di Genova nel 2001 i grandi avevano promesso fondi per la lotta all’AIDS, mentre al G8 di Gleneagles nel 2005, avevano promesso altri fondi contro la povertà nel terzo mondo. Solo la zona rossa costruita intorno a Heiligendamm (G8 -2007) è costata oltre 12milioni di euro, a questa bisogna aggiungere tutti gli altri costi per poter “mandare in scena” la kermesse degli otto grandi.
Basterebbe questo per comprendere l’inutilità del G8 ed a svelarne la sua natura ipocrita e criminale, in quanto lor signori trovano i soldi per blindarsi da chi li contesta – e non dai kamikaze, come vanno a raccontare! – mentre non hanno interesse neanche a fare la carità ai paesi più poveri. Sia chiaro, non che ci aspettassimo il contrario!

 Il G8 dopo le grandi mobilitazioni della scorsa settimana è ormai un carrozzone in fuga, in fuga dai centri delle metropoli europee dopo la rivolta del 2001 ed ora in fuga anche dai boschi di Heiligendamm.
Il più grande dispositivo di sicurezza, la più grande operazione militare attuata in Germania dopo la seconda guerra mondiale (non siamo noi a dirlo, ma la polizia ed i politici tedeschi) è andata in frantumi, disarticolata e violata da milioni di corpi che hanno invaso le zone proibite da terra e da mare. La polizia nulla ha potuto contro lo sciame di manifestanti che tra strade, campi e boschi ha bloccato ogni arteria comunicativa tra la città di Rostock e la sede del vertice.
Giornalisti, delegati ed accreditati al banchetto dei potenti sono arrivati in ritardo – chi è riuscito ad arrivare – tramite elicottero, persino la classica foto di gruppo si è fatta in nave, perché il vertice dopo lo sfondamento della zona rossa, è stato dichiarato insicuro.

 La vittoria che i manifestanti hanno riportato è senza ombra di dubbio schiacciante, non solo per i suoi effetti pratici già citati, ma soprattutto perché soggettività diverse, provenienti da diverse nazioni e da diverse esperienze politiche e culturali, hanno saputo “cospirare” insieme e fare della differenza una virtù, una potenza … una gioiosa macchina da guerra.
Anche noi, insieme a molti altri centri sociali italiani, abbiamo attraversato con rabbia e gioia queste straordinarie giornate, imparando molte cose. In primis che i mezzi sono subordinati ai fini e che sono scelti ed utilizzati secondo la loro efficacia sia materiale che politica.
Il movimento di Rostock ci ha insegnato a diffidare dei fondamentalismi della non-violenza e di quelli della “violenza a tutti i costi”.
Il movimento di Rostock ci ha insegnato a maneggiare con intelligenza la parola e il fuoco.

 C’è un filo rosso che lega la guerriglia scoppiata il 2 giugno con i blocchi pacifici e di massa del 6 e 7 giugno. Questo filo non è solo composto dai medesimi corpi che a seconda del contesto hanno scelto la forma di protesta più adatta e quindi vincente, ma è l’assunzione cosciente della pratica dell’illegalità di massa e diffusa come minimo comune denominatore. Questo filo rosso lo abbiamo attraversato tutto, ne siamo stati parte attiva e lo rivendichiamo tutto come nostro, senza alcuna distinzione – fallace – tra buoni e cattivi.

Pratiche diverse che si legittimano e si sostengono vicendevolmente, senza nessuna dissociazione, senza nessuna condanna, senza nessuna discussione – falsa, ipocrita ed interessata – su violenza e/o non-violenza (eterna, noiosa ed inutile questione tutta italiana), ma su una sana e lucida laicità della decisione mirata a praticare l’obbiettivo, ovvero bloccare il summit tramite pratiche radicali, dirette, determinate, includenti e di massa.
Le pratiche si definiscono sugli obbiettivi e non sull’ideologia, e la diversità va rispettata in quanto ricchezza: queste sono le lezioni più preziose che ci riportiamo a casa.
Solo Agnoletto and c. affermano il contrario, ma che credibilità hanno costoro, che contestano il G8 mentre contemporaneamente fanno parte di un partito che è parte di uno dei governi che siede tra gli otto grandi?! Nessuna … ed infatti, tornati da Rostock abbiamo attraversato le strade di Roma in più di centomila persone, mentre la sinistra “finto-radicale” raccoglieva i pezzi della propria solitudine in Piazza del Popolo.

Rostock e Roma parlano lo stesso linguaggio, quello di una ritrovata autonomia dei movimenti da ogni forma di rappresentanza partitica ed istituzionale. Parlano dell’affermazione di un nuovo movimento europeo radicale ed autonomo sia nelle pratiche che nei contenuti.
Tra i campi e le strade, tra la polizia e le grate, tra le piazze di Rostock e di Roma c’erano miglia di corpi di donne e uomini venuti da tutto il mondo e che insieme hanno affermato: “Siamo venuti per restare!


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