10/11/08 CIRKO CANAJA PRESENTA: CORSI DI TRAPEZIO FISSO E TESSUTO AEREO
by csamezzacanaja on Nov.05, 2008, under Cirko Canaja
Comments Off on 10/11/08 CIRKO CANAJA PRESENTA: CORSI DI TRAPEZIO FISSO E TESSUTO AEREO more...02/11/08 VIDEO DEL PRESIDIO IN PIAZZA DEL DUCA CONTRO LA LEGGE 133 DEL COORDINAMENTO PER LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA
by csamezzacanaja on Nov.02, 2008, under Comunicati e Manifestazioni
30/10/08 L’ONDA ANOMALA PREPARA LA GRANDE MAREGGIATA: 14 NOVEMBRE TUTTI/E A ROMA!
by csamezzacanaja on Nov.02, 2008, under Comunicati e Manifestazioni
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L’onda anomala prepara la grande
mareggiata!
14 novembre tutte/i a Roma!
Proposte di discussione dalla Sapienza occupata
http://www.globalproject.info/art-17629.html
Il
movimento fa scuola. A tutti.
http://www.globalproject.info/art-17617.html
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Siamo
l’onda che vi travolge!
Giovedì
30 ottobre - Riprendiamoci lo sciopero:
La
cronaca dalle Marche
http://www.globalproject.info/art-17587.html
http://www.glomeda.org/documenti.php?id=725
Cronache
multimediali da tutta Italia.
http://www.globalproject.info/art-17523.html
29/10/08 PIAZZA NAVONA (ROMA) : UNA LEZIONE DI ANTIFASCISMO
by csamezzacanaja on Nov.02, 2008, under Comunicati e Manifestazioni
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PIAZZA NAVONA: UNA LEZIONE DI ANTIFASCISMO
La scuola, la formazione, l’istruzione e la cultura
sono spazi concreti e astratti di confronto. La diversità, lo scambio, la contaminazione ne sono
il presupposto. La cultura in sé è meticcia. Simboli, parole, corpi, pratiche ed organizzazioni
che fanno della xenofobia, del razzismo, della discriminazione e del
nazi-fascismo la loro base teorica e politica sono antitetici ed estranei a
qualsiasi forma di scuola e di istruzione e quindi di movimento che si batte per
difenderle. Né rossi né neri … solo libere cazzate! Democrazia
è antifascismo. Antifascismo è democrazia.
Riteniamo pienamente legittima la risposta
determinata degli studenti per cacciare un corpo estraneo dalla piazza. Estraneo
al movimento, ma molto familiare alle forze di polizia e al Governo: utili
idioti per criminalizzare un’onda che fa paura a Berlusconi e soci.
testimonianze, foto, video e articoli sugli
scontri a Piazza Navona
VIDEO INEDITO DELL’AGGRESSIONE DEI FASCISTI AGLI STUDENTI
Un camion
carico di spranghe e in piazza Navona è stato il caos
di Curzio Maltese (Fonte: Repubblica 30.10.08)
Audio – CURZIO MALTESE:
"La polizia ignorava i violenti"
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SCUOLA
POLITICA di Marco
Bascetta
Foto e video degli scontri:
- http://tv.repubblica.it/copertina/scuola-scontri-in-piazza-navona/25719?video
- http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/scuola/scontri-piazza/1.html
- http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/scuola/scontri-lettori/1.html
RABBIA ANTIFASCISTA ALLA SAPIENZA. Assemblea d’Ateneo degli
studenti in mobilitazione.
Video:
Comunicato Stampa:
PIAZZA
NAVONA: UN PERSONAGGIO SOSPETTO.
PRIMA
DEGLI SCONTRI: TESTIMONIANZA DI UNA PROFESSORESSA
IL MOVIMENTO FA SCUOLA. A TUTTI.
di Luca Casarini
PIAZZA
NAVONA. LE NUOVE IMMAGINI: I FASCISTI PICCHIANO GLI STUDENTI:
- http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/scuola/scontri-a-piazza-navona/1.html
- http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/scuola/il-confronto/1.html
La lettera "Così siamo stati aggrediti"
24/10/08 VIDEO CORTEO CONTRO LA RIFORMA GELMINI ORGANIZZATO DAL COLLETTIVO ZENIT DI SENIGALLIA
by csamezzacanaja on Oct.27, 2008, under Collettivo Studentesco Zenit
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NON
PAGHEREMO NOI LA VOSTRA CRISI!
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- Galleria fotografica
- La cronaca della
manifestazione - Il comunicato del collettivo
studentesco Zenit “Non pagheremo noi la vostra crisi” - Il comunicato del Csoa Mezza
Canaja “Quando le banche non fanno scuola” - Lo speciale sulle
mobilitazioni nazionali studentesche “Non pagheremo noi la vostra crisi”
24/10/08 QUANDO LE BANCHE NON FANNO SCUOLA! PER UN COORDINAMENTO CITTADINO ANTIGELMINI
by csamezzacanaja on Oct.25, 2008, under Comunicati e Manifestazioni
QUANDO LE BANCHE NON FANNO SCUOLA!
Per un coordinamento cittadino antiGelmini
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C’è crisi, c’è grossa crisi! E’ una crisi strutturale di sistema, che
nasce negli USA e deriva dal fatto che le banche non sono più in grado di
pagare l’insieme dei crediti che hanno coperto per garantire l’american way life, ovvero, indebitarsi
per lo svago e non per i bisogni. La crisi trova il suo detonatore nei mutui
subprime, ma la sua origine sta nell’aumento del costo del greggio e delle
materie prime e nel conseguente aumento complessivo del costo della vita, ma
anche nell’elevato costo bellico per esportare democrazia. Le banche falliscono, Wall-Street va in panico, i brokers riscoprono la
religiosità e il Governo Repubblicano riscopre l’interventismo statale. Lo
stato deve salvare le banche, i soldi pubblici i debiti privati ed i truffati i
truffatori. E’ il capitalismo, baby! La globalizzazione garantisce l’effetto domino: il generalizzarsi della
crisi e la sua ricaduta nell’economia reale. Come se ancora esistesse una
differenza tra finanza e industria, tra profitto e rendita e quindi
un’alternativa tra stato e mercato. Berlusconi annuncia che per salvare le banche bisognerà tagliare, in
primis l’università e la ricerca. Tremonti nella sua nuova versione statalista,
deve trovare un modo per fare cassa e così ordina alla Gelmini di tagliare, non
il suo stipendio, ma i finanziamenti al mondo della formazione, soprattutto il
gioiello della scuola italiana, le elementari.
E’ così che nasce l’ennesima (contro)riforma scolastica, che apre ad un
processo più generale di distruzione della ricchezza pubblica. Stimolare il cannibalismo tra i professori per meritarsi un 30% in più
alla fine del mese. Impoverire i piani di studio nelle scuole materne e
elementari. La scuola dell’infanzia relegata nella fascia antimeridiana con un
docente per sezione. Il maestro unico – preminente, pardon! – alle elementari,
con tanti saluti al tempo pieno. L’abilitazione ad insegnare inglese dopo un
corso di 150/200 misere ore. La riduzione dell’orario nelle medie inferiori e
la soppressione delle classi a tempo prolungato che non arrivano tre rientri
pomeridiani alla settimana. L’accorpamento delle classi di abilitazione e
quindi delle cattedre con il conseguente svilimento della qualità dell’insegnamento.
La riduzione del 30% del personale tecnico e l’eliminazione della co-docenza
tra insegnati e tecnici di laboratorio. La diminuzione degli insegnanti di
sostegno e del personale ATA. L’accorpamento degli istituti con meno di 50
alunni: 4.200 plessi in Italia (da noi a rischio le scuole di Roncitelli,
Scapezzano, Sant’Angelo, Montignano e Cesano) con il conseguente aumento del
pendolarismo degli studenti e dei costi di trasporto per le famiglie. L’aumento
degli studenti per ogni classe con conseguente rischio di aumento della
dispersione scolastica. Tagli all’università e alla ricerca, blocco del
turn-over e trasformazione degli atenei in fondazioni. Infine, una nota tutta
leghista, di “discriminazione temporanea
positiva” (sic!) verso i bambini migranti con le classi ponte.
L’asse “Tremonti-Gelmini-Brunetta” con la scusa di combattere i privilegi
– degli altri – sta portando un attacco frontale a quella che è la ricchezza e
la vita pubblica. Come si può immaginare un futuro se si taglia sulla formazione
e sulla cultura? Quale impatto devastante avrà sulla vita di intere famiglie –
in termini economici, di lavoro e di affetti – la riduzione dell’orario
scolastico e la fine del tempo pieno? A cosa porterà il taglio del personale
scolastico se non all’aggravarsi della precarietà e della disoccupazione?
Quanto si arricchiranno le fondazioni e le scuole private? Quanto si allargherà
il divario economico e culturale nel nostro paese? L’unica risposta è negare la possibilità stessa della domanda. E’
l’esplosione di uno straordinario movimento di precari, studenti, insegnati,
genitori, dottorandi e ricercatori che stanno affermando a gran voce “non
pagheremo la vostra crisi”. Un movimento che non si piega alle politiche della
paura agitate e ritirate dal Presidente del Consiglio o ai deliri di un
ex-Presidente della Repubblica e che vuole il ritiro senza se e senza ma della
133 e della Riforma Gelmini.
Ieri, anche a Senigallia, gli studenti hanno dato il via alle
mobilitazioni anti Gelmini. Siamo con loro. Pensiamo, però, che sia necessario
allargare il fronte della protesta. Ci rivolgiamo alle maestre delle elementari ed ai professori delle
superiori, agli studenti medi ed universitari, ai dottorandi ed ai ricercatori,
alle associazioni ed ai sindacati, ai genitori e ad ogni cittadino per creare
un coordinamento capace di far vivere anche nel nostro territorio quel gioioso
dissenso e quella sana indignazione che sta contagiando tutta l’Italia.
Il loro inverno è la nostra primavera!
CSOA Mezza Canaja
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mso-bidi-language:#040– Il comunicato
del collettivo Zenit Non pagheremo noi la vostra
crisi
– Galleria fotografica della
manifestazione
24/10/08 MANIFESTAZIONE CONTRO LA RIFORMA GELMINI
by csamezzacanaja on Oct.24, 2008, under Collettivo Studentesco Zenit
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NON
PAGHEREMO NOI LA VOSTRA CRISI!
MANIFESTAZIONE
STUDENTESCA VENERDI’ 24/10/08
Siamo
scesi in piazza oggi numerosissimi per ribadire con la nostra presenza a
Senigallia la contrarietà del mondo studentesco verso il decreto Gelmini.
Siamo
scesi in piazza oggi perché non ci fanno paura le minacce di un presidente del
consiglio che vuole varare delle misure di sicurezza contro una generalizzata
mobilitazione di studenti, che pervade tutta l’Italia, dal nord al sud.
Siamo
scesi in piazza oggi per dimostrare che le vostre norme di sicurezza non ci
fanno paura, che la vostra arroganza non ci fermerà mai, siamo scesi in piazza
oggi perché gli studenti sono una moltitudine incontrollabile, perché gli
studenti sono ribelli, siamo scesi in piazza oggi perché vogliamo difendere i
nostri diritti, il nostro futuro e la nostra cultura.
Siamo
scesi in piazza e abbiamo dimostrato che questa volta sono loro ad aver paura,
e ci riferiamo al preside dello scientifico che per non far partecipare gli
studenti della scuola all’assemblea pubblica, ha fatto chiudere interamente
l’edificio negando ogni libertà a chi stava dentro.
Siamo
scesi in piazza oggi per ricordarvi di nuovo che non ci avrete mai come ci volete voi!
Il nostro
scopo oggi è quello di diffondere la protesta, di dare inizio anche qui a
Senigallia ad una lunga serie di mobilitazioni, di assemblee, di comitati per
sabotare questo decreto che non piace a nessuno, fatto da un’incapace che altro
non è che un burattino, un burattino in mano a Tremonti e a Berlusconi.
Siamo
scesi in piazza oggi per cercare di salvare quello che resta della scuola
pubblica.
Siamo
scesi in piazza oggi per dire basta ai tagli, perché l’unico taglio che
accetteremo sarà quello su tutti i punti del decreto Gelmini.
Siamo
scesi in piazza oggi ma il nostro scopo è quello di esserci ancora per impedire
l’approvazione della legge 133.
ABBIAMO INIZIATO PER NON FERMARCI!
Collettivo Studentesco Zenit
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– Il video della manifestazione
–
Leggi la cronaca della
manifestazione
–
Leggi il comunicato di lancio del
corteo
24/10/08 CORTEO STUDENTESCO DEL COLLETTIVO ZENIT CONTRO LA RIFORMA GELMINI
by csamezzacanaja on Oct.21, 2008, under Collettivo Studentesco Zenit
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NON PAGHEREMO NOI LA VOSTRA
CRISI!
MANIFESTAZIONE
STUDENTESCA VENERDI’ 24 OTTOBRE
“Non pagheremo noi la vostra crisi”, con questo
slogan sono state aperte molte manifestazioni e assemblee in tutta Italia, ma è
importante comprendere come questa frase ha in sé un’importanza essenziale e
fondante di tutta la politica del neo-ministro Gelmini. Infatti non tutti sanno
che degli aiuti economici che lo stato mette a disposizione della crisi
economica – che sta mettendo in ginocchio tutto il mondo occidentale – la
maggior parte dei fondi verrà presa da istruzione e ricerca, seguiti da sanità
e pensioni. Questo dimostra l’importanza che l’istruzione ha agli occhi del governo e partendo da
questo presupposto non ci possono stupire i tagli sempre più corposi che affliggono
il mondo della scuola e dell’università.
Dietro infatti le decisioni da Libro Cuore come grembiulino e voto in condotta sono saltati fuori
i veri problemi che stanno via via distruggendo la scuola pubblica,
impoverendola come mai prima d’ora.
Sono ormai decenni che la scuola pubblica subisce
continui attacchi, ma quest’anno le proporzioni di questa devastazione hanno
toccato vette di indicibile pericolosità.
Dal maestro unico all’accorpamento delle cattedre,
dal taglio dei corsi sperimentali alle scuole su fondazione, tutto ciò
impoverisce oltre ai nostri istituti anche la nostra cultura e la nostra
formazione.
Per
tutto ciò è necessario scendere in piazza numerosi venerdì 24 ottobre, per
dimostrare che il mondo della scuola non condivide questa politica che non
tiene minimamente conto del futuro non solo degli studenti, ma anche di tutti
coloro che vivono il mondo della scuola e delle università come ricercatori,
professori e personale ATA.
NO
DDL GELMINI, STOP TAGLI ALL’ISTRUZIONE!
Collettivo
Studentesco Zenit
www.myspace.com/collettivo_zenit
22/10/08 SENIGALLIA A ROMA – IL MEZZA CANAJA ALLA SAPIENZA
by csamezzacanaja on Oct.21, 2008, under Comunicati e Manifestazioni
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alla Sapienza
Cronaca e riflessione
di un nostro compagno studente di filosofia alla Sapienza di Roma, sulle
mobilitazioni contro il Decreto-Gelmini.
“NON PAGHEREMO NOI LA VOSTRA
CRISI”
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Malgrado i principali quotidiani nazionali abbiano minimizzato, i due
giorni di manifestazioni studentesche sono stati un evento cruciale, uno
spartiacque nel lungo percorso di mobilitazione. è doveroso sottolineare che
non si è trattato di semplici passeggiate per le vie di Roma, e per un motivo
semplice: migliaia di studenti, hanno deciso cortei estemporanei non
autorizzati. Insomma, mine vaganti hanno girato per Roma, bloccando la
circolazione, e costringendo le autorità a deviazioni di traffico continue. Che
poi non sia successo nulla, è un’altra storia: la potenza di una moltitudine di
migliaia di studenti ha dettato i tempi, e imposto i propri percorsi. E così si
è prodotta un’altra vittoria: questi cortei hanno accumulato un carico di gioia
, difficile da descrivere, ma altrettanto fondamentale per il prosieguo della
mobilitazioni. Abbracci, sorrisi, baci ,amicizia, hanno attraversato e
accompagnato fino alla fine i cortei; un affetto fraterno è sbocciato lungo le
strade di Roma, custodito dalle imponenti vestigia della storia millenaria
della Capitale. Insomma, per chi ha vissuto intensamente i due giorni, qualcosa è cambiato.
Ma andiamo con un po’ di ordine e ripercorriamo i fatti recenti:
l’assemblea di Ateneo della Sapienza di giovedì 16 ottobre, e la partecipazione
di migliaia di studenti –una partecipazione tale da poter essere contenuta solo
dalla piazza della Minerva –è stato il risultato di continue assemblee, prese
di parola e passa-parola nelle facoltà. È stata la capacità di un’azione
collettiva cresciuta di giorno in giorno, in grado di declinare la presa in
carico dei problemi aperti dalla finanziaria di Tremonti, non secondo una
modalità dispersa e privata, ma comune e politica. Via via la mobilitazione si
è generalizzata dai singoli alle facoltà e dalle facoltà all’ateneo.
L’obiettivo era semplice: chiedere il blocco della didattica, e in generale una
presa di posizione decisa da parte della Sapienza. Perché di fronte ad una
legge approvata in estate e ad un governo che squalifica la discussione
parlamentare come “ostruzionismo perditempo”, non ci sono spazi di discussione
. Di fronte al piglio decisionista assunto da Berlusconi, non esiste altra
pratica possibile per farsi ascoltare che la generalizzazione del blocco, e la
paralisi del paese. E invece il corpo docente e il rettore neo-eletto Frati,
hanno per ora cincischiato, biasimando in via teorica la ristrutturazione
dell’Università, ma poi, concretamente, cercando alcune volte timidamente il
dialogo, altre volte accettando remissivamente la legge, altre ancora minacciando
nella speranza di contrattare. Infine, è utile ricordarlo, malgrado i vani
proclami, il corpo docente è quello che meno subirà gli effetti della
finanziaria; i baroni resteranno al loro posto.
La risposta di Frati di fronte alla domanda secca di blocco della
didattica è stata negativa. C’era d’aspettarsi che nessuna delle possibili
azioni in suo potere per bloccare l’Ateneo più grosso d’Europa sarebbe stata
presa; così come c’era da aspettarsi che l’assemblea non avrebbe rappresentato
altro che l’inizio della mobilitazione, la prima presa di parola pubblica da
parte del movimento studentesco. Dalla fine dell’assemblea, hanno seguito due
giorni intensi di manifestazioni non autorizzate. La prima, un corteo spontaneo
di circa 5,000-6,000 studenti è partito verso il ministero del Tesoro in via XX
settembre, e poi da lì al blocco della stazione Termini; il corteo è durato
circa quattro ore, durante le quali la circolazione è stata bloccata e deviata.
Ha seguito l’occupazione della facoltà di Lettere e Filosofia per preparare lo
spezzone sulla formazione dello sciopero generale indetto dai sindacati di base
il giorno successivo. Infine, venerdì 17, lo spezzone di scuola e università ha
deciso di staccarsi dal percorso concordato e dirigersi verso il ministero
della Pubblica Istruzione. Un corteo questa volta durato sette ore (dalle 10,00
alle 17,00), e composto da più di 10,000 persone ha preso possesso delle strade di Roma,
operando continue rotture rispetto ai percorsi concordati e bloccando di fatto,
ancora una volta, il traffico della città. Un corteo incontenibile, come non se
ne vedevano da tempo.
“Non
pagheremo noi la vostra crisi” è stato lo slogan più
ripetuto, quello che ha scandito le giornate di mobilitazione. Perché gli
studenti lo hanno fatto proprio?
Poco tempo fa è stato pubblicato dall’OCSE un resoconto impietoso,
quanto ai risultati, sulla qualità della produzione dell’università italiana.
Che cosa ci dice l’analisi? Che la ricerca italiana, in fondo, è poco
competitiva sul mercato globale; le retribuzioni sono troppo basse rispetto
alla media internazionale, e per questo, chi fa ricerca e produce sapere,
essendo pagato male, lavora male. Interessante è però capire quali siano le
cause che hanno condotto a tale stato impietoso. Infatti risulta che i
produttori di sapere sono pagati male perché i soldi vengono distribuiti tra
troppe persone -gli stipendi sono i più bassi, ma nello stesso tempo lo sono
pure le ore di lavoro effettivamente svolte. La soluzione proposta viene
spontanea: bisogna tagliare la spesa pubblica, e nello stesso tempo diminuire
repentinamente il numero di persone
retribuite dalle istituzioni preposte alla trasmissione e produzione di
conoscenza.
Dobbiamo dedurre che la maggioranza di governo, quando ha deciso con la
finanziaria di mettere mano alla disastrosa situazione dell’università
italiana, tagliando i fondi destinati alla ricerca, determinando il blocco del
turn-over tra professori e ricercatori, e spingendo le università a
trasformarsi in fondazioni di diritto privato, avesse ben presenti le analisi
dell’OCSE. Peccato però che qualcosa venga omesso da queste analisi: il lavoro
in stages e tirocini spesso non retribuito agli studenti, le ore di
insegnamento a carico di ricercatori che invece dovrebbero essere svolte da
professori, e infine la mancanza di uno straccio di strategia economica delle
imprese sull’università. Queste sopratutto non si sono mai viste negli atenei,
non hanno mai investito un solo centesimo, malgrado i continui proclami che da
più parti vengono sull’importanza strategica della ricerca e della conoscenza;
o se si vedono, è per trovare manovalanza da sottopagare. Allora accettiamo ben
volentieri la conclusione che l’università italiana produce male perché paga
male i suoi produttori, e quindi blocca le garanzie di mobilità. Ma le
soluzioni proposte dall’OCSE, e messe in pratica dal governo sono assolutamente
vergognose, e per un motivo semplice: esse imputano le colpe a chi ha dovuto
già scontare, durante questi anni, l’inettitudine della classe politica, la
rapacità di quella imprenditoriale, la spartizione di potere tra baroni.
Il governo insomma ci sta
dicendo: “Abbiamo dato troppo e mantenuto persone che dequalificano
l’istruzione. È ora invece di far andare avanti solo quei pochi che se lo meritano.”.Bisogna ribaltare questo discorso: noi siamo in
credito di fronte all’inettitudine della classe politica, che da quindici anni
fallisce riforme sulla nostra pelle; noi siamo in credito di fronte a un potere
baronale che gestisce i fondi in modo clientelare; noi siamo in credito di
fronte a un’imprenditoria rapace!
Sono queste le poste in gioco
del movimento studentesco che sta nascendo. L’altezza della sfida è certo
significativa, eppure è necessario non sprecare l’occasione che i drammatici
tempi di crisi, nel bene e nel male, ci offrono. “Non pagheremo noi la vostra
crisi” significa infatti un’altra cosa, oltre al fatto che non abbiamo
intenzione di mettere né di perdere un
soldo in più: significa anche che la crisi è la loro, della loro arte politica,
della classe dirigente e delle loro ricette. Si sta svelando in un baleno anche
la maturità dei movimenti politici, e questa maturità sta attraversando tutti i
discorsi delle mille assemblee che scandiscono questi giorni intensi: centrale
infatti è anche l’attenzione alla sperimentazione di nuove pratiche di
resistenza e attacco, che non cadano nella ritualità. Ben consapevoli che la
lotta sarà lunga, e che quindi bisogna conservare le forze quanto più
possibile, nient’altro che non sia funzionale all’ottenimento dell’obiettivo
viene agito. La sfida così viene lanciata in tutta la sua ampiezza: una sfida
che va diritta alla riconquista di un nuovo e duraturo protagonismo politico
dei movimenti sulla scena pubblica.
Mezza Canaja (Brigata Roma)
21/10/08 SEQUESTRO PREVENTIVO PER IL CS HORUS (ROMA) E IL LAB. PAZ (RIMINI)
by csamezzacanaja on Oct.21, 2008, under Comunicati e Manifestazioni
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in ogni posto, allora, e’ giusto attaccare.
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Oggi due
spazi sociali sono stati sequestrati. Horus (Roma) e il PAZ (Rimini) avevano
restituito alla città due luoghi altrimenti destinati o alla speculazione
edilizia o all’incuria urbana. Lo strumento utilizzato è quello del "sequestro preventivo".
Come già sperimentato a Civitanova Marche per il Csoa Jolly Roger, con queste
azioni senza precedenti il potere
giudiziario gestisce direttamente con gli strumenti della repressione penale le
problematiche connesse alla conflittualità sociale. Questi sgomberi sono
la risposta vergognosa di una politica che mentre con i soldi pubblici salva
banche, speculatori ed i loro profitti, con la forza pubblica chiude spazi di
produzione sociale e culturale.
Spazi che in questi anni sono stati il cuore
pulsante di lotte per i diritti dei migranti, per il reddito, per la casa, per
la difesa del territorio e dei beni comuni. Spazi che sono l’antidoto naturale
contro il virus razzista e fascista che serpeggia nelle nostre città.
Spazi che, oggi, attraversano i potenti movimenti di universitari,
ricercatori, insegnanti contro la devastazione del sistema formativo.
L’attacco contro Horus e il PAZ è un atto di guerra
contro tutti gli spazi sociali.
Un atto che merita una risposta adeguata, capace di
rilanciare, capace di attaccare.
Una risposta capace di incidere nell’asfalto: guai
a chi ci tocca!
CSOA Mezza Canaja
Comunità Resistenti Marche
PER APPROFONDIRE:
Da globalproject.info
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Roma – sgomberato l’Horus occupato
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Rimini – sequestrato il laboratorio Paz. Diffide
contro gli e le attiviste
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Contro gli sgomberi diamo spazio alla libertà
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Rimini
– Non abbiamo Paura! Presidio pubblico