CSOAMezzaCanaja

24/10/08 QUANDO LE BANCHE NON FANNO SCUOLA! PER UN COORDINAMENTO CITTADINO ANTIGELMINI

by on Oct.25, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

QUANDO LE BANCHE NON FANNO SCUOLA!

Per un coordinamento cittadino antiGelmini

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C’è crisi, c’è grossa crisi! E’ una crisi strutturale di sistema, che
nasce negli USA e deriva dal fatto che le banche non sono più in grado di
pagare l’insieme dei crediti che hanno coperto per garantire l’american way life, ovvero, indebitarsi
per lo svago e non per i bisogni. La crisi trova il suo detonatore nei mutui
subprime
, ma la sua origine sta nell’aumento del costo del greggio e delle
materie prime e nel conseguente aumento complessivo del costo della vita, ma
anche nell’elevato costo bellico per esportare democrazia. Le banche falliscono, Wall-Street va in panico, i brokers riscoprono la
religiosità e il Governo Repubblicano riscopre l’interventismo statale. Lo
stato deve salvare le banche, i soldi pubblici i debiti privati ed i truffati i
truffatori. E’ il capitalismo, baby! La globalizzazione garantisce l’effetto domino: il generalizzarsi della
crisi e la sua ricaduta nell’economia reale. Come se ancora esistesse una
differenza tra finanza e industria, tra profitto e rendita e quindi
un’alternativa tra stato e mercato. Berlusconi annuncia che per salvare le banche bisognerà tagliare, in
primis l’università e la ricerca. Tremonti nella sua nuova versione statalista,
deve trovare un modo per fare cassa e così ordina alla Gelmini di tagliare, non
il suo stipendio, ma i finanziamenti al mondo della formazione, soprattutto il
gioiello della scuola italiana, le elementari.

E’ così che nasce l’ennesima (contro)riforma scolastica, che apre ad un
processo più generale di distruzione della ricchezza pubblica. Stimolare il cannibalismo tra i professori per meritarsi un 30% in più
alla fine del mese. Impoverire i piani di studio nelle scuole materne e
elementari. La scuola dell’infanzia relegata nella fascia antimeridiana con un
docente per sezione. Il maestro unico – preminente, pardon! – alle elementari,
con tanti saluti al tempo pieno. L’abilitazione ad insegnare inglese dopo un
corso di 150/200 misere ore. La riduzione dell’orario nelle medie inferiori e
la soppressione delle classi a tempo prolungato che non arrivano tre rientri
pomeridiani alla settimana. L’accorpamento delle classi di abilitazione e
quindi delle cattedre con il conseguente svilimento della qualità dell’insegnamento.
La riduzione del 30% del personale tecnico e l’eliminazione della co-docenza
tra insegnati e tecnici di laboratorio. La diminuzione degli insegnanti di
sostegno e del personale ATA. L’accorpamento degli istituti con meno di 50
alunni: 4.200 plessi in Italia (da noi a rischio le scuole di Roncitelli,
Scapezzano, Sant’Angelo, Montignano e Cesano) con il conseguente aumento del
pendolarismo degli studenti e dei costi di trasporto per le famiglie. L’aumento
degli studenti per ogni classe con conseguente rischio di aumento della
dispersione scolastica. Tagli all’università e alla ricerca, blocco del
turn-over e trasformazione degli atenei in fondazioni. Infine, una nota tutta
leghista, di “discriminazione temporanea
positiva
” (sic!) verso i bambini migranti con le classi ponte.

L’asse “Tremonti-Gelmini-Brunetta” con la scusa di combattere i privilegi
– degli altri – sta portando un attacco frontale a quella che è la ricchezza e
la vita pubblica. Come si può immaginare un futuro se si taglia sulla formazione
e sulla cultura? Quale impatto devastante avrà sulla vita di intere famiglie –
in termini economici, di lavoro e di affetti – la riduzione dell’orario
scolastico e la fine del tempo pieno? A cosa porterà il taglio del personale
scolastico se non all’aggravarsi della precarietà e della disoccupazione?
Quanto si arricchiranno le fondazioni e le scuole private? Quanto si allargherà
il divario economico e culturale nel nostro paese? L’unica risposta è negare la possibilità stessa della domanda. E’
l’esplosione di uno straordinario movimento di precari, studenti, insegnati,
genitori, dottorandi e ricercatori che stanno affermando a gran voce “non
pagheremo la vostra crisi”. Un movimento che non si piega alle politiche della
paura agitate e ritirate dal Presidente del Consiglio o ai deliri di un
ex-Presidente della Repubblica e che vuole il ritiro senza se e senza ma della
133 e della Riforma Gelmini.

Ieri, anche a Senigallia, gli studenti hanno dato il via alle
mobilitazioni anti Gelmini. Siamo con loro. Pensiamo, però, che sia necessario
allargare il fronte della protesta. Ci rivolgiamo alle maestre delle elementari ed ai professori delle
superiori, agli studenti medi ed universitari, ai dottorandi ed ai ricercatori,
alle associazioni ed ai sindacati, ai genitori e ad ogni cittadino per creare
un coordinamento capace di far vivere anche nel nostro territorio quel gioioso
dissenso e quella sana indignazione che sta contagiando tutta l’Italia.

Il loro inverno è la nostra primavera!

 
CSOA Mezza Canaja

 

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mso-bidi-language:#040 Il comunicato
del collettivo Zenit  Non pagheremo noi la vostra
crisi

 Galleria  fotografica della
manifestazione

 


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