CSOAMezzaCanaja

Comunicati e Manifestazioni

24/10/08 QUANDO LE BANCHE NON FANNO SCUOLA! PER UN COORDINAMENTO CITTADINO ANTIGELMINI

by on Oct.25, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

QUANDO LE BANCHE NON FANNO SCUOLA!

Per un coordinamento cittadino antiGelmini

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}

C’è crisi, c’è grossa crisi! E’ una crisi strutturale di sistema, che
nasce negli USA e deriva dal fatto che le banche non sono più in grado di
pagare l’insieme dei crediti che hanno coperto per garantire l’american way life, ovvero, indebitarsi
per lo svago e non per i bisogni. La crisi trova il suo detonatore nei mutui
subprime
, ma la sua origine sta nell’aumento del costo del greggio e delle
materie prime e nel conseguente aumento complessivo del costo della vita, ma
anche nell’elevato costo bellico per esportare democrazia. Le banche falliscono, Wall-Street va in panico, i brokers riscoprono la
religiosità e il Governo Repubblicano riscopre l’interventismo statale. Lo
stato deve salvare le banche, i soldi pubblici i debiti privati ed i truffati i
truffatori. E’ il capitalismo, baby! La globalizzazione garantisce l’effetto domino: il generalizzarsi della
crisi e la sua ricaduta nell’economia reale. Come se ancora esistesse una
differenza tra finanza e industria, tra profitto e rendita e quindi
un’alternativa tra stato e mercato. Berlusconi annuncia che per salvare le banche bisognerà tagliare, in
primis l’università e la ricerca. Tremonti nella sua nuova versione statalista,
deve trovare un modo per fare cassa e così ordina alla Gelmini di tagliare, non
il suo stipendio, ma i finanziamenti al mondo della formazione, soprattutto il
gioiello della scuola italiana, le elementari.

E’ così che nasce l’ennesima (contro)riforma scolastica, che apre ad un
processo più generale di distruzione della ricchezza pubblica. Stimolare il cannibalismo tra i professori per meritarsi un 30% in più
alla fine del mese. Impoverire i piani di studio nelle scuole materne e
elementari. La scuola dell’infanzia relegata nella fascia antimeridiana con un
docente per sezione. Il maestro unico – preminente, pardon! – alle elementari,
con tanti saluti al tempo pieno. L’abilitazione ad insegnare inglese dopo un
corso di 150/200 misere ore. La riduzione dell’orario nelle medie inferiori e
la soppressione delle classi a tempo prolungato che non arrivano tre rientri
pomeridiani alla settimana. L’accorpamento delle classi di abilitazione e
quindi delle cattedre con il conseguente svilimento della qualità dell’insegnamento.
La riduzione del 30% del personale tecnico e l’eliminazione della co-docenza
tra insegnati e tecnici di laboratorio. La diminuzione degli insegnanti di
sostegno e del personale ATA. L’accorpamento degli istituti con meno di 50
alunni: 4.200 plessi in Italia (da noi a rischio le scuole di Roncitelli,
Scapezzano, Sant’Angelo, Montignano e Cesano) con il conseguente aumento del
pendolarismo degli studenti e dei costi di trasporto per le famiglie. L’aumento
degli studenti per ogni classe con conseguente rischio di aumento della
dispersione scolastica. Tagli all’università e alla ricerca, blocco del
turn-over e trasformazione degli atenei in fondazioni. Infine, una nota tutta
leghista, di “discriminazione temporanea
positiva
” (sic!) verso i bambini migranti con le classi ponte.

L’asse “Tremonti-Gelmini-Brunetta” con la scusa di combattere i privilegi
– degli altri – sta portando un attacco frontale a quella che è la ricchezza e
la vita pubblica. Come si può immaginare un futuro se si taglia sulla formazione
e sulla cultura? Quale impatto devastante avrà sulla vita di intere famiglie –
in termini economici, di lavoro e di affetti – la riduzione dell’orario
scolastico e la fine del tempo pieno? A cosa porterà il taglio del personale
scolastico se non all’aggravarsi della precarietà e della disoccupazione?
Quanto si arricchiranno le fondazioni e le scuole private? Quanto si allargherà
il divario economico e culturale nel nostro paese? L’unica risposta è negare la possibilità stessa della domanda. E’
l’esplosione di uno straordinario movimento di precari, studenti, insegnati,
genitori, dottorandi e ricercatori che stanno affermando a gran voce “non
pagheremo la vostra crisi”. Un movimento che non si piega alle politiche della
paura agitate e ritirate dal Presidente del Consiglio o ai deliri di un
ex-Presidente della Repubblica e che vuole il ritiro senza se e senza ma della
133 e della Riforma Gelmini.

Ieri, anche a Senigallia, gli studenti hanno dato il via alle
mobilitazioni anti Gelmini. Siamo con loro. Pensiamo, però, che sia necessario
allargare il fronte della protesta. Ci rivolgiamo alle maestre delle elementari ed ai professori delle
superiori, agli studenti medi ed universitari, ai dottorandi ed ai ricercatori,
alle associazioni ed ai sindacati, ai genitori e ad ogni cittadino per creare
un coordinamento capace di far vivere anche nel nostro territorio quel gioioso
dissenso e quella sana indignazione che sta contagiando tutta l’Italia.

Il loro inverno è la nostra primavera!

 
CSOA Mezza Canaja

 

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#040 Il comunicato
del collettivo Zenit  Non pagheremo noi la vostra
crisi

 Galleria  fotografica della
manifestazione

 

Comments Off on 24/10/08 QUANDO LE BANCHE NON FANNO SCUOLA! PER UN COORDINAMENTO CITTADINO ANTIGELMINI more...

22/10/08 SENIGALLIA A ROMA – IL MEZZA CANAJA ALLA SAPIENZA

by on Oct.21, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

 

st1:*{behavior:url(#ieooui) }

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}Senigallia a Roma – Il Mezza Canaja
alla Sapienza

 
Cronaca e riflessione
di un nostro compagno studente di filosofia alla Sapienza di Roma, sulle
mobilitazioni contro il Decreto-Gelmini.

 
“NON PAGHEREMO NOI LA VOSTRA
CRISI”

st1:*{behavior:url(#ieooui) }

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}

Malgrado i principali quotidiani nazionali abbiano minimizzato, i due
giorni di manifestazioni studentesche sono stati un evento cruciale, uno
spartiacque nel lungo percorso di mobilitazione. è doveroso sottolineare che
non si è trattato di semplici passeggiate per le vie di Roma, e per un motivo
semplice: migliaia di studenti, hanno deciso cortei estemporanei non
autorizzati. Insomma, mine vaganti hanno girato per Roma, bloccando la
circolazione, e costringendo le autorità a deviazioni di traffico continue. Che
poi non sia successo nulla, è un’altra storia: la potenza di una moltitudine di
migliaia di studenti ha dettato i tempi, e imposto i propri percorsi. E così si
è prodotta un’altra vittoria: questi cortei hanno accumulato un carico di gioia
, difficile da descrivere, ma altrettanto fondamentale per il prosieguo della
mobilitazioni. Abbracci, sorrisi, baci ,amicizia, hanno attraversato e
accompagnato fino alla fine i cortei; un affetto fraterno è sbocciato lungo le
strade di Roma, custodito dalle imponenti vestigia della storia millenaria
della Capitale. Insomma, per chi ha vissuto intensamente i due giorni, qualcosa è cambiato.

Ma andiamo con un po’ di ordine e ripercorriamo i fatti recenti:
l’assemblea di Ateneo della Sapienza di giovedì 16 ottobre, e la partecipazione
di migliaia di studenti –una partecipazione tale da poter essere contenuta solo
dalla piazza della Minerva –è stato il risultato di continue assemblee, prese
di parola e passa-parola nelle facoltà. È stata la capacità di un’azione
collettiva cresciuta di giorno in giorno, in grado di declinare la presa in
carico dei problemi aperti dalla finanziaria di Tremonti, non secondo una
modalità dispersa e privata, ma comune e politica. Via via la mobilitazione si
è generalizzata dai singoli alle facoltà e dalle facoltà all’ateneo.
L’obiettivo era semplice: chiedere il blocco della didattica, e in generale una
presa di posizione decisa da parte della Sapienza. Perché di fronte ad una
legge approvata in estate e ad un governo che squalifica la discussione
parlamentare come “ostruzionismo perditempo”, non ci sono spazi di discussione
. Di fronte al piglio decisionista assunto da Berlusconi, non esiste altra
pratica possibile per farsi ascoltare che la generalizzazione del blocco, e la
paralisi del paese. E invece il corpo docente e il rettore neo-eletto Frati,
hanno per ora cincischiato, biasimando in via teorica la ristrutturazione
dell’Università, ma poi, concretamente, cercando alcune volte timidamente il
dialogo, altre volte accettando remissivamente la legge, altre ancora minacciando
nella speranza di contrattare. Infine, è utile ricordarlo, malgrado i vani
proclami, il corpo docente è quello che meno subirà gli effetti della
finanziaria; i baroni resteranno al loro posto.

La risposta di Frati di fronte alla domanda secca di blocco della
didattica è stata negativa. C’era d’aspettarsi che nessuna delle possibili
azioni in suo potere per bloccare l’Ateneo più grosso d’Europa sarebbe stata
presa; così come c’era da aspettarsi che l’assemblea non avrebbe rappresentato
altro che l’inizio della mobilitazione, la prima presa di parola pubblica da
parte del movimento studentesco. Dalla fine dell’assemblea, hanno seguito due
giorni intensi di manifestazioni non autorizzate. La prima, un corteo spontaneo
di circa 5,000-6,000 studenti è partito verso il ministero del Tesoro in via XX
settembre, e poi da lì al blocco della stazione Termini; il corteo è durato
circa quattro ore, durante le quali la circolazione è stata bloccata e deviata.
Ha seguito l’occupazione della facoltà di Lettere e Filosofia per preparare lo
spezzone sulla formazione dello sciopero generale indetto dai sindacati di base
il giorno successivo. Infine, venerdì 17, lo spezzone di scuola e università ha
deciso di staccarsi dal percorso concordato e dirigersi verso il ministero
della Pubblica Istruzione. Un corteo questa volta durato sette ore (dalle 10,00
alle 17,00), e composto da più di 10,000 persone  ha preso possesso delle strade di Roma,
operando continue rotture rispetto ai percorsi concordati e bloccando di fatto,
ancora una volta, il traffico della città. Un corteo incontenibile, come non se
ne vedevano da tempo.

“Non
pagheremo noi la vostra crisi”
è stato lo slogan più
ripetuto, quello che ha scandito le giornate di mobilitazione. Perché gli
studenti lo hanno fatto proprio?

Poco tempo fa è stato pubblicato dall’OCSE un resoconto impietoso,
quanto ai risultati, sulla qualità della produzione dell’università italiana.
Che cosa ci dice l’analisi? Che la ricerca italiana, in fondo, è poco
competitiva sul mercato globale; le retribuzioni sono troppo basse rispetto
alla media internazionale, e per questo, chi fa ricerca e produce sapere,
essendo pagato male, lavora male. Interessante è però capire quali siano le
cause che hanno condotto a tale stato impietoso. Infatti risulta che i
produttori di sapere sono pagati male perché i soldi vengono distribuiti tra
troppe persone -gli stipendi sono i più bassi, ma nello stesso tempo lo sono
pure le ore di lavoro effettivamente svolte. La soluzione proposta viene
spontanea: bisogna tagliare la spesa pubblica, e nello stesso tempo diminuire
repentinamente  il numero di persone
retribuite dalle istituzioni preposte alla trasmissione e produzione di
conoscenza.

Dobbiamo dedurre che la maggioranza di governo, quando ha deciso con la
finanziaria di mettere mano alla disastrosa situazione dell’università
italiana, tagliando i fondi destinati alla ricerca, determinando il blocco del
turn-over tra professori e ricercatori, e spingendo le università a
trasformarsi in fondazioni di diritto privato, avesse ben presenti le analisi
dell’OCSE. Peccato però che qualcosa venga omesso da queste analisi: il lavoro
in stages e tirocini spesso non retribuito agli studenti, le ore di
insegnamento a carico di ricercatori che invece dovrebbero essere svolte da
professori, e infine la mancanza di uno straccio di strategia economica delle
imprese sull’università. Queste sopratutto non si sono mai viste negli atenei,
non hanno mai investito un solo centesimo, malgrado i continui proclami che da
più parti vengono sull’importanza strategica della ricerca e della conoscenza;
o se si vedono, è per trovare manovalanza da sottopagare. Allora accettiamo ben
volentieri la conclusione che l’università italiana produce male perché paga
male i suoi produttori, e quindi blocca le garanzie di mobilità. Ma le
soluzioni proposte dall’OCSE, e messe in pratica dal governo sono assolutamente
vergognose, e per un motivo semplice: esse imputano le colpe a chi ha dovuto
già scontare, durante questi anni, l’inettitudine della classe politica, la
rapacità di quella imprenditoriale, la spartizione di potere tra baroni.

Il governo insomma ci sta
dicendo: “Abbiamo dato troppo e mantenuto persone che dequalificano
l’istruzione. È ora invece di far andare avanti solo quei pochi che se lo meritano.”.Bisogna  ribaltare questo discorso: noi siamo in
credito di fronte all’inettitudine della classe politica, che da quindici anni
fallisce riforme sulla nostra pelle; noi siamo in credito di fronte a un potere
baronale che gestisce i fondi in modo clientelare; noi siamo in credito di
fronte a un’imprenditoria rapace!

Sono queste le poste in gioco
del movimento studentesco che sta nascendo. L’altezza della sfida è certo
significativa, eppure è necessario non sprecare l’occasione che i drammatici
tempi di crisi, nel bene e nel male, ci offrono. “Non pagheremo noi la vostra
crisi” significa infatti un’altra cosa, oltre al fatto che non abbiamo
intenzione di mettere né di perdere  un
soldo in più: significa anche che la crisi è la loro, della loro arte politica,
della classe dirigente e delle loro ricette. Si sta svelando in un baleno anche
la maturità dei movimenti politici, e questa maturità sta attraversando tutti i
discorsi delle mille assemblee che scandiscono questi giorni intensi: centrale
infatti è anche l’attenzione alla sperimentazione di nuove pratiche di
resistenza e attacco, che non cadano nella ritualità. Ben consapevoli che la
lotta sarà lunga, e che quindi bisogna conservare le forze quanto più
possibile, nient’altro che non sia funzionale all’ottenimento dell’obiettivo
viene agito. La sfida così viene lanciata in tutta la sua ampiezza: una sfida
che va diritta alla riconquista di un nuovo e duraturo protagonismo politico
dei movimenti sulla scena pubblica.

 Mezza Canaja (Brigata Roma)

 

Comments Off on 22/10/08 SENIGALLIA A ROMA – IL MEZZA CANAJA ALLA SAPIENZA more...

21/10/08 SEQUESTRO PREVENTIVO PER IL CS HORUS (ROMA) E IL LAB. PAZ (RIMINI)

by on Oct.21, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

 

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}

se non c’e’ più un posto dove scappare

in ogni posto, allora, e’ giusto attaccare.

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}

Oggi due
spazi sociali sono stati sequestrati. Horus (Roma) e il PAZ (Rimini) avevano
restituito alla città due luoghi altrimenti destinati o alla speculazione
edilizia o all’incuria urbana. Lo strumento utilizzato è quello del "sequestro preventivo".
Come già sperimentato a Civitanova Marche per il Csoa Jolly Roger, con queste
azioni senza precedenti il potere
giudiziario gestisce direttamente con gli strumenti della repressione penale le
problematiche connesse alla conflittualità sociale
. Questi sgomberi sono
la risposta vergognosa di una politica che mentre con i soldi pubblici salva
banche, speculatori ed i loro profitti, con la forza pubblica chiude spazi di
produzione sociale e culturale.

Spazi che in questi anni sono stati il cuore
pulsante di lotte per i diritti dei migranti, per il reddito, per la casa, per
la difesa del territorio e dei beni comuni. Spazi che sono l’antidoto naturale
contro il virus razzista e fascista che serpeggia nelle nostre città.
Spazi che, oggi, attraversano i potenti movimenti di universitari,
ricercatori, insegnanti contro la devastazione del sistema formativo.

L’attacco contro Horus e il PAZ è un atto di guerra
contro tutti gli spazi sociali.

Un atto che merita una risposta adeguata, capace di
rilanciare, capace di attaccare.

Una risposta capace di incidere nell’asfalto: guai
a chi ci tocca!

 
CSOA Mezza Canaja

Comunità Resistenti Marche

PER APPROFONDIRE:

Da globalproject.info

·         
Roma – sgomberato l’Horus occupato

·         
Rimini – sequestrato il laboratorio Paz. Diffide
contro gli e le attiviste

·         
Contro gli sgomberi diamo spazio alla libertà

·         
Rimini
– Non abbiamo Paura! Presidio pubblico

 

 

Comments Off on 21/10/08 SEQUESTRO PREVENTIVO PER IL CS HORUS (ROMA) E IL LAB. PAZ (RIMINI) more...

10-11-12/10/08 “FREEDOM OR DEATH” – SULL’INCONTRO DEI CENTRI SOCIALI AL CS RIVOLTA

by on Oct.15, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

 
«Freedom or death»

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}

Sull’incontro al CS
Rivolta del 10-11-12 ottobre 08

 

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-laDOCUMENTO CONCLUSIVO
DELL’ASSEMBLEA DEI CENTRI SOCIALI:

Dopo tre giorni
di lavoro intenso proviamo a definire le conclusioni, nella consapevolezza che
concludere significa piuttosto aprire, di certo non fare una sintesi.
Conclusioni consonanti, infatti, con lo spirito che ha costituito e
attraversato l’intera esperienza di discussione del Rivolta di Marghera: l’anno
zero, l’atto di inizio, nella sperimentazione di soggettività, all’interno di
una nuova fase, dove le bussole del passato non funzionano più e dove è
necessario ricostruire un tempo, uno spazio, una “geografia”, una pratica,
adeguate al presente e a ciò che ci attende. Dunque conclusioni che vanno
verificate praticamente e che soltanto la ricerca materiale può rendere valide
e trasformare in istanze di lavoro, in continuità organizzativa, in capacità di
connessione. Tre considerazioni elaborate collettivamente che definiscono lo
spartito attorno al quale far convergere le variazioni singolari.
La prima considerazione che facciamo è relativa al bilancio politico di
questa tre giorni. Si tratta indubbiamente di un bilancio molto positivo e
questo lo diciamo al di fuori di ogni tentazione auto-celebrativa. In un
periodo dove la finzione del linguaggio prevale sulla potenza della vita, è
decisivo fare un bilancio che proprio dalla vita prende le mosse: laddove è
abitudine diffusa dire di essere in tanti quando si è in pochi, di fare tanto
quanto non si fa nulla, il problema è mettere al centro la qualità del corpo
politico, delle pratiche concrete, degli affetti, delle relazioni. Quando
diciamo bilancio positivo parliamo dunque dell’accumulo di esperienze comuni
che nella tre giorni di Marghera effettivamente si è dato.

Proviamo a
raccontare questo accumulo a partire da due elementi principali. In primo luogo
la qualità del discorso sulla crisi della globalizzazione e del modello
economico neo-liberista. Parlare in questi giorni di crisi equivale a
raccontare un ovvietà: il senso comune, le diffuse condizioni di panico, la
produzione comunicativa, i disperati interventi della governance
americana o europea, una costellazione di eventi che fanno della crisi
l’orizzonte materiale del nostro presente. Eppure, a leggere con attenzione gli
analisti economici o i posizionamenti politici, prevale una lettura che della
catastrofe sa fare solo una descrizione, quasi che la crisi non riguardasse la
vita reale di ciascuno, quasi che la catastrofe rimanesse distante un palmo
dalle esperienze singolari e collettive. Un discorso banale dunque perché
impotente, quando non ipocrita o omissivo. Quello che abbiamo tentato di fare a
Marghera, invece, è stato leggere la crisi a partire dallo sfruttamento, dai
rapporti di forza, dalle forme di sottrazione collettiva dalla miseria (come
leggere altrimenti quanto è accaduto nella vicenda dei mutui subprime
negli Usa). Dunque il discorso sulla crisi è immediatamente un discorso sulla
soggettività, nella convinzione che la velocità delle mutazioni del presente
impone conseguenze pratiche inaggirabile sul terreno del movimento e
dell’organizzazione. La crisi letta con le lenti della trasformazione e non con
la chiacchiera della disperazione.

In secondo
luogo la qualità e la quantità della composizione soggettiva che ha dato vita a
questi tre giorni di incontro e di discussione. Sulla quantità, l’evidenza dei
numeri parla da sola: circa mille partecipanti da tutta Italia, decine le
strutture coinvolte, gli spazi sociali, le reti. Una quantità che non si limita
a registrare una convergenza tattica, ma segnala una disponibilità
straordinaria a rimettersi in cammino e a farlo in tante e tanti, a partire da
un terreno di complessità che si propone una continua espansione. Sulla qualità
della composizione il riferimento immediato è alle forme di organizzazione del
vecchio ciclo di lotte: assemblee di estrema ampiezza che si concludevano, con
minor fatica e con minor tempo, al seguito di non più di dieci interventi,
molto spesso gli stessi. Questa la verità di un ciclo di lotte che ci ha visto
protagonisti e che abbiamo vissuto e attraversato al meglio, ma che è stato
segnato da un limite profondo nella produzione di discorso e nella definizione
dei dispositivi organizzativi. A Marghera è successo qualcosa di davvero nuovo:
oltre cento interventi in tre giorni, un enorme dato quantitativo che parla
della qualità del metodo e della ricerca politica. Non si tratta di sancire il
primato della diversità (di parola) sulla capacità di organizzazione, ma di
assumere la molteplicità come tratto e trama costitutivi della soggettività.

Due elementi,
dunque, che ci fanno ritenere l’esperienza del Rivolta straordinaria e positiva
e che ci spingono ad accettare la sfida che ci siamo posti in questi mesi e
nella preparazione del meeting: dare vita ad un nuovo spazio politico
organizzato. Il concetto di spazio politico, in questo senso, si discosta da
quello di sfera pubblica che abbiamo conosciuto e praticato in questi anni.
Mentre la sfera pubblica (quella di cui abbiamo fatto esperienza, ad esempio,
nei Social forum) propone un’idea normativa di discorso, dove la parola prevale
sulla vita, la pluralità sulla pienezza delle differenze, la decisione separata
sui meccanismi di democrazia assoluta, lo spazio politico mette al centro il
linguaggio come espressione, corpo, pratica: espressione di ciò che si fa e
concretamente si costruisce tutti i giorni; differenza e decisioni da
verificare materialmente, nel mezzo del processo organizzativo.

Questi elementi
di positività e di scelta ci aiutano inoltre a fare una seconda
considerazione
: la discontinuità del metodo. La pluralità di momenti
assembleari (formazione, migranti, centri sociali) che hanno scandito le tre
giornate di Marghera, non ha avuto nulla a che fare con il solito rituale dei
tavoli tematici, emanazione dell’organizzazione politica centrale, trascendente
(c’è tanta trascendenza anche nelle dinamiche di movimento, non solo in quelle
di partito). La molteplicità delle assemblee è stata piuttosto il metodo
attraverso il quale abbiamo costruito e intendiamo costruire lo spazio politico
organizzato, uno spazio immanente, dunque, alle reti sociali, alle esperienze
di movimento che attraversiamo. Un passaggio strategico che ci fa ripensare
anche il tema del programma e dell’agenda politica al di fuori delle vecchie
logiche. Il programma, al pari dell’agenda, non si dà in termini lineari e
preventivi, ma viene, e non può essere diversamente, di volta in volta definito
dalle lotte e dalla nostra capacità di essere interni alle lotte che si danno.
In questo senso il tempo dell’organizzazione è un tempo fatto di salti e di
discontinuità, un tempo che vive di condizioni aleatorie, così come aleatorio è
il ritmo dei conflitti. Lo spazio politico che abbiamo iniziato a definire
coglie il problema della soggettività, dunque, come produzione e come continuo
lavoro di autoformazione.

La terza
considerazione
che facciamo è relativa al nome di questo nuovo spazio
politico. Non è di certo casuale che in tre giorni intensi di lavoro e di
discussione questo tema non è mai stato sollevato da nessuno degli interventi.
Non è casuale e si tratta, piuttosto, di una scelta consapevole, la scelta di
mettere al primo posto la condivisione di elementi sostanziali rispetto alla
questione dell’identità. Questo non significa che non produrremo identità nei
prossimi mesi, questo vuol dire che assumiamo il problema dell’identità come
processo e non come definizione preventiva. Per riprendere nella sua attualità

come farebbe un benjaminiano balzo di tigre nel passato

un segno che più di altri ha riguardato il vecchio ciclo di movimento, pensiamo
che no-logo sia il modo più adeguato per definire questa ipotesi di lavoro
politico e organizzativo che stiamo mettendo in campo. Si tratta, per esser
chiari, di una dichiarazione di ostilità al terreno della rappresentanza, fuori
e dentro le dinamiche di movimento. La domanda che vale non è più chi siamo; la
domanda, per noi e per gli altri, è cosa facciamo e come facciamo quello che
facciamo.

In conclusione
ci piace riflettere ancora su alcuni elementi relativi alla crisi di sistema
che stiamo vivendo. In un editoriale acuminato del Corriere della sera
Giavazzi attacca senza tregua chi, tra gli economisti e il mondo politico,
propone l’affermazione di un solido sistema di regole a contenimento del disastro
e della catastrofe. Parla di illusioni, dice Giavazzi, chi sostiene che la
finanziarizzazione dell’economia sia processo marginale e secondario rispetto
all’economia reale e industriale; altrettanto chi ritiene che si possano
imporre regole ai mercati della finanza. Giavazzi ci ricorda piuttosto che il
capitalismo è fatto di rischio e i rischi producono successi, ma anche
catastrofi; in più ci ricorda che rischio, illegalità e corruzione sono parti
integranti e sostanziali del capitalismo e del suo sistema di dominio. Chi
ritiene che si possa fare a meno di questo tasso strutturale di illegalità
(aggiungiamo noi di violenza), può ricorrere ai vecchi modelli sovietici, già
respinti dalla storia. Il carattere schietto di questa lettura, oltre a
togliere il fiato ad ogni ambizione neo-keynesiana, ci fa cogliere come in un
momento di crisi così solido riemerge in primo piano quel tratto violento e
illegale che sta all’origine del comando capitalistico. Già Marx al termine del
primo libro del Capitale ci segnala, attraverso la categoria dell’accumulazione
originaria, questo elemento. Ma il fatto interessante è che proprio nel punto
più alto della crisi il sistema capitalistico (che riduce a mero fatto
l’accumulazione originaria) perde la sua pacifica e regolata necessità, mentre
riemerge il carattere aperto, contingente e storico del dominio. Così come il
dominio si mostra come tale, contingente e storico, altrettanto potente diviene
lo spazio dei movimenti e della trasformazione.

Dalla tre
giorni di assemblea svolta presso il Csoa Rivolta, Marghera 10-11-12 ottobre 08

 

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}

RELAZIONE
SULL’ASSEMBLEA DEI CENTRI SOCIALI E SPAZI AUTOGESTITI

http://www.globalproject.info/art-17248.html

AUDIO INTERVENTI:

http://www.globalproject.info/art-17250.html

APPROFONDIMENTI:

MATERIALI AUDIO, TESTO E IMMAGINI
SULLA TRE GIORNI AL CS RIVOLTA,
MARGHERA (VE) 10.11.12 OTTOBRE ’08

http://www.globalproject.info/art-17239.html

 

Comments Off on 10-11-12/10/08 “FREEDOM OR DEATH” – SULL’INCONTRO DEI CENTRI SOCIALI AL CS RIVOLTA more...

10-11-12/10/08 TRE GIORNI DI DIBATTITO PER COSTRUIRE UN NUOVO SPAZIO POLITICO – ASSEMBLEA DEGLI SPAZI SOCIALI

by on Oct.07, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

 

st1:*{behavior:url(#ieooui) }

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}

 
Invito a partecipare
all’assemblea degli spazi sociali
Sabato 11 ottobre 2008
ore 15.00 @CS Rivolta, Marghera-Venezia Italia
 

SPAZI INDIPENDENTI PER LA LIBERTÀ COMUNE

Li ci sono
chiese, macerie, moschee e questure
Li frontiere, prezzi inaccessibile e freddure
Li paludi, minacce, cecchini coi fucili, documenti, file notturne e clandestini
Qui incontri, lotte, passi sincronizzati, colori, capannelli non autorizzati,
uccelli migratori, reti, informazioni, piazze di tutti, laiche, pazze di
passioni

Si entra e
si esce di qua
Si entra e si esce da queste mappe della città
Si entra e si esce, cerca di stare in gruppo
la tranquillità è importante ma la libertà è tutto
AF, Mappe della Libertà (2008)

Partiamo da un
fatto. Anzi da decine di fatti. I centri sociali sono oggi più che mai, una
dorsale strategica dei movimenti. Ogni ciclo di lotte vede la loro
insostituibile partecipazione come arricchimento e potenziamento. I centri,
insomma, sono stati incubatore, volano e detonatore delle lotte negli ultimi
venticinque anni; un tempo, peraltro, troppo grande perchè le soggettività non
siano cambiate e questo è un assunto così come lo è che non ci siano modelli da
copiare o per i quali tifare.
La nostra scommessa è che i centri sociali siano e rimarranno centrali anche
per i cicli futuri e per questo vogliamo proporre una grande assemblea, aperta
e pubblica il cui dibattito sia all’altezza dei tempi.
Un’assemblea non formale e dagli esiti non scontati che sia un’occasione per
discutere tra esperienze simili, partendo da ciò che ci accomuna e che sappia
valorizzare ciò che caratterizza come unico ogni spazio e percorso
territoriale.
Un’assemblea che vogliamo sia di spazi indipendenti e che sia un passo, un
altro passo, verso la libertà comune.
Un’assemblea nella quale non valga il postulato per il quale il modo più
efficace per andare da un punto ad un altro è percorrere una linea retta.

Ma facciamo un
passo indietro per costruire il contesto nel quale nasce quest’invito.
A noi pare che gli spazi sociali siano cambiati, profondamente, e siano
sospsesi tra un non più ed un non ancora.
Se pensiamo alla nostra identità la troviamo tra gli echi dei primo grande
ciclo di lotte no global. Correvano gli anni della fase espansiva della
globalizzazione nella quale le eccedenze di quella soggettività che era messa
al lavoro nella metropoli, dall’università al terziario, dallo spettacolo
all’informazione, dall’edilizia ai trasporti, trovavano un modo concreto per
organizzarsi nella grande fabbrica senza più reparti. non più Lì, spesso, i
centri sociali sono stati motori di eventi politici nei quali la soggettività
si accumulava e ri/produceva. E del resto che sarebbe stato se l’esperienza no
global italiana avesse avuto solo l’infosfera o le sedi di qualche partito o
sindacato come luoghi di riferimento? Anche in questo i centri sono stati
formidabili luoghi dell’anticipazione politica.
Il non più è proprio suggerito dall’esaurirsi di questo paradigma: i centri
sociali erano la basi dalle quali ci proiettavamo per evocare e costruire un
altro mondo migliore, cioè per praticare esodo.
Non solo. Se pensiamo alle realtà che vorremmo partecipassero all’assemblea
troviamo centri sociali che dieci anni fa non esistevano, altri con cui non
eravamo in relazione, ma anche spazi che non sono mai stati centrisociali,
pur essendo in movimento ed avendo straordinari percorsi di rete su specifiche
tematiche. Il perimetro degli spazi sociali è quindi ampio, in movimento e
complesso cioè ricco, plurale, nomade.

TERRITORIALITÀ
Gli spazi hanno sempre avuto una connotazione territoriale (chi se non i centri
sociali ha posto il problema politico del quartiere e della fabbrica diffusa?)
ed il rapporto tra agire locale e pensare globale è stata una sintesi che ci ha
aiutato a definire la relazione con il territorio.
I processi di globalizzazione, ed i cicli di resistenze, hanno impattato il
territorio, lo hanno trasformato. I flussi di produzione e riproduzione sociale
si sono ri /territorializzati e, come riflesso, la crisi dei modelli di
governance si riflette completamente e compiutamente nei territori.
Quando parliamo di centri e spazi nei territori ci poniamo direttamente nel
punto più alto dello scontro con i processi di accumulazione: il territorio non
protegge dalla globalizzazione, non è un muretto che isola dalla
fortissima socializzazione operata da vent’anni di globalizzazione.
Chi pensa al territorio come protezione si troverà travolto proprio da processi
globali che fugge altrove. Gli spazi sociali sono increspature in un territorio
definitivamente globalizzato.
Gli spazi, per noi, devono trovare nel territorio la chiave per combattere il paradigma
della sicurezza
, che, in questa nuova fase dello scontro tra capitale e
vita sta diventando la cifra per un nuovo modello di espressione del comando.
La sicurezza appare la forma contemporanea della governance, che riassume su di
sè la tensione ordinativa, la problematica del consenso (a chi è sfuggito il
baratto trasversale alla sinistra ed alla destra: sicurezza in cambio di
precarietà e rappresentanza?) e la necessità per il comando di localizzare e
differerenziare.
Nel paradigma della sicurezza collochiamo la politica dei sindaci sceriffi
di destra e di sinistra
, l’esercizio di un razzismo differenzialista, il
controllo sulla felicità, libera e per sua costituzione ribelle, eccedente e
cooperante, dei corpi nella metropoli.
Dobbiamo partire dalla constatazione che le metropoli stanno vivendo una
stagione di nuovi movimenti di destra, la diffusione di nuove e vecchie forme
di razzismo e sessismo, la sperimentazione moralista e feroce del
proibizionismo. Come spazi in movimento ci poniamo il problema di rifocalizzare
teorie e pratiche antifasciste ed antirazziste. Mai più Nicola, Renato e Abba,
questo è il punto di non ritorno.

LIBERTÀ È
INDIPENDENZA

Combattere il paradigma della sicurezza è pensare la libertà come
processo di lotta, di sottrazione al controllo del biopotere sui nostri corpi e
sul nostro immaginario, come sottrazione soggettiva al comando nelle filiere
della fabbrica diffusa nel territorio. Il discorso sulla libertà, e sul suo
attuale attacco, si ridefinisce all’interno del controllo di quelle eccedenze
che la produzione metropolitana comporta.
Intendiamo la libertà come poter essere, poter decidere di sé, poter fare a
meno di dipendere, insomma come percorso di lotta e come processo di
federazione di differenze.
La libertà è indipendenza e l’indipendenza è costitutio libertatis,
appunto.
L’assemblea di sabato può essere il momento per condividere le esperienze e
pratiche di libertà che negli spazi sono già in essere e prefigurare nuove
linee di fuga.
Pensiamo ai percorsi di lotta alla proibizione, alla pratiche antifasciste ed
antiautoritarie, alla cooperazione antirazzista. Pensiamo alle lotte per la
libertà di genere.
Crediamo che i centri e gli spazi sociali possano divenire un punto di
riferimento per la costruzione di nuovi percorsi che abbiano la conquista della
libertà come sogno comune.
Se pensiamo alla storia dei centri sociali, appunto, essi hanno anticipato di
due decadi la comprensione del concetto di biopolitica, mettendo il bios, il comune
bios
, al centro dell’attività politica. Forse proprio la relazione tra
divenire comunità, cooperante, mutuale negli spazi ed il rapporto con il
territorio è un punto importante da ricondividere e sviluppare in assemblea.
Ci piace pensare che i nostri spazi siano, e divengano sempre più, un cross
point di realtà territoriali indipendenti
, quali cooperative di produzione
o consumo critico, etichette musicali e laboratori del lavoro immateriale,
strutture produttive creative in conflitto per la propria indipendenza.
Se è vero che i movimenti di capitale hanno evocato enormi potenze produttive e
che ci sono potenti eccedenze indipendenti per scelta perchè non pensare
che sia possibile intersecarle nel territorio? I nostri occhiali, dalle lenti
spesso appannate, qualche volta non ci fanno vedere i movimenti di soggettività
che ci sfiorano nella metropoli.
Da questa prospettiva gli spazi sono luoghi del comune, luoghi cioè nei
quali si tessono trame di soggettivazione, si produce soggettività, decisione
politica, comune, appunto.

Non ci sono
risposte date e universali, scorciatoie semplici, proprio perchè non dobbiamo
semplificare le differenze soggettive ed oggettive, che rendono unici e
singolari spazi, territori e percorsi di lotta.
Ci piace invitarvi a partecipare all’assemblea evocandola come vera, aperta,
libera e sognarla ricca di potenza e discorso. Con una suggestione sullo
sfondo: è possibile pensare ad una federazione come stile organizzativo
adeguato alla ricerca del comune? Saremo capaci di costruire una proposta forte
e radicale, inclusiva ed aperta? In fin dei conti questo piccolo miracolo
accade tutte le settimane nelle assemblee di gestione dei nostri spazi.

Vi aspettiamo,
viva la libertà.

Prime
adesioni

TPO bologna | Aq16 reggio emilia | Paz rimini | Spam parma | Pedro padova |
Rivolta marghera | Sale docks venezia | Bruno trento | Capannone Sociale
vicenza | Arcadia schio | Ubik treviso | Casa delle culture trieste | Cantiere
milano | Crocevia alessandria | TdN genova | Esc roma | Insurgencia napoli |
Intifada/comunità in resistenza empoli | Casa Loca milano | Horus roma | Zapata
genova | Gabrio torino | Csa Sisma macerata | Csa Jolly Roger civitanova marche
| Ambasciata dei Diritti ancona | Csa Tnt. jesi| Csa Kontatto falconara | Csa
Mezza Canaja senigallia | Csa Oltrefrontiera pesaro | Bottega di resistenza
globale fossombrone | Csa Squola Spa pergola

 

10-11-12 OTTOBRE -> TRE GIORNI
DI DIBATTITO PER COSTRUIRE UN NUOVO SPAZIO POLITICO

 

 

Comments Off on 10-11-12/10/08 TRE GIORNI DI DIBATTITO PER COSTRUIRE UN NUOVO SPAZIO POLITICO – ASSEMBLEA DEGLI SPAZI SOCIALI more...

27/09/08 NAPOLI: JATEVENNE DAY – CRONACA VIDEO – FOTOGRAFICA DELLA DELEGAZIONE DEL MEZZA CANAJA

by on Oct.02, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}

INTERVENTO DI PAUL CONNETT:

 

Chiaiano – Jatevenne Day: Corteo, cariche e barricate. La cronaca della giornata, interviste, foto e parole.  http://www.globalproject.info/art-17035.html

 
Comments Off on 27/09/08 NAPOLI: JATEVENNE DAY – CRONACA VIDEO – FOTOGRAFICA DELLA DELEGAZIONE DEL MEZZA CANAJA more...

27/09/08 NAPOLI: JATEVENNE DAY – MANIFESTAZIONE NAZIONALE A CHIAIANO

by on Sep.25, 2008, under Comunicati e Manifestazioni


 

 X APPROFONDIMENTI

  http://www.globalproject.info/art-16968.html

 

 

 

Comments Off on 27/09/08 NAPOLI: JATEVENNE DAY – MANIFESTAZIONE NAZIONALE A CHIAIANO more...

14/09/08 ABDUL, 19 ANNI RAGAZZO UCCISO A SPRANGATE A MILANO

by on Sep.15, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

 

st1:*{behavior:url(#ieooui) }

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-languageDalle parole dei familiari
ai giornalisti:

"Io ero un uomo-macchina,
andavo al lavoro tornavo a casa, anni e anni sempre così, è stata questa la mia
vita. Sono da trent’anni in Italia, sono tra i primi ad essere arrivato, lavoro
in una fabbrica di ascensori, la
Siag qua a Cernusco e il 23 luglio mi sono fatto male. Sono
del Burkina Faso, di un posto chiamato Gnagho, ma mio figlio – dice papà Assane
– è italiano. Ed era giovane, qualche volta usciva, ma non fumava, non beveva,
aveva una ragazza. E sapete – chiede scuotendo la testa – di che cosa abbiamo
parlato alle 23, l’ultima
volta che l’ho visto? Di lavoro. Di che cosa avrebbe dovuto combinare… "

"Per la prima volta
– dice una sorella – ci siamo accorti di essere negri".

 

Speciale Milano - Razzismo Stop ! Fuori i razzisti dalle nostre città
Abdul, 19 anni ragazzo: il razzismo uccide, è questa la vostra sicurezza?
http://www.globalproject.info/art-16864.html
Le tensioni sociali e le politiche dell’intolleranza
http://www.globalproject.info/art-16902.html
“I politici sono i veri colpevoli e noi stranieri non sappiamo organizzarci”
Intervista allo scrittore senegalese che vive a Milano da 25 anni e che a sua volta è stato vittima di un'aggressione razzista
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/16-Settembre-2008/art24.html
Futili sprangate
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/16-Settembre-2008/art3.html

 

Comments Off on 14/09/08 ABDUL, 19 ANNI RAGAZZO UCCISO A SPRANGATE A MILANO more...

21/09/08 CRITICAL MASS CONTRO LA COMPLANARE ORE 17:00 PIAZZA ROMA

by on Sep.15, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

Comments Off on 21/09/08 CRITICAL MASS CONTRO LA COMPLANARE ORE 17:00 PIAZZA ROMA more...

13/09/08 MANIFESTAZIONE: VICENZA NON SI ARRENDE. VICENZA SI DIFENDE.

by on Sep.10, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

Comments Off on 13/09/08 MANIFESTAZIONE: VICENZA NON SI ARRENDE. VICENZA SI DIFENDE. more...

Looking for something?

Use the form below to search the site:

Still not finding what you're looking for? Drop a comment on a post or contact us so we can take care of it!