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11/12/09 COPENAGHEN: 61 FERMI ALL’APERTURA DELLE MOBILITAZIONI – 7 GLI ITALIANI. UNO RILASCIATO IN SERATA
by csamezzacanaja on Dec.11, 2009, under Comunicati e Manifestazioni
10/12/09 COPENHAGEN – ORMAI…CI SIAMO – APPROFONDIMENTI E CRONACA
by csamezzacanaja on Dec.10, 2009, under Collettivo Studentesco Zenit
COPENHAGEN – ORMAI …CI SIAMO
(da www.globalproject.info 10 / 12 / 2009)
La Conferenza mondiale sul clima ha preso avvio a Copenhagen,
confermando già in questi primi giorni la totale arretratezza istituzionale
nell’approccio alla crisi globale che stiamo tutti subendo.
Tatticismi della diplomazia, esternazioni di capi di stato
e spamming disinformativo degli uffici delle grandi corporations del carbone e
del petrolio, tolgono letteralmente l’aria ad un vero dibattito pubblico che
voglia affrontare il nodo della precarietà ambientale legato al modello di
sviluppo dominante.
E’ in questo quadro che migliaia di attivisti stanno
confluendo a Copenhagen, e tra questi anche la rete “see you in Copenhagen”. Il
primo obiettivo era per noi raccogliere adesioni all’andata collettiva nella
capitale danese, attorno a chiare posizioni politiche sintetizzate nel nostro
primo documento: oggi possiamo dire che oltre duecento attivisti italiani della
rete saranno a Copenhagen per partecipare in molte forme alle mobilitazioni e
al dibattito. Il secondo obiettivo era riuscire ad autorganizzare ed
autogestire la nostra presenza creando un luogo collettivo e condiviso, dove
affrontare insieme non solo i problemi logistici legati alla nostra permanenza
per tutte le giornate di iniziativa, ma anche dove poter impostare un confronto
continuo tra di noi e un luogo, l’assemblea degli aderenti alla rete, dove
discutere e scegliere quotidianamente come muoverci e perché. Anche questo è
stato raggiunto e oggi possiamo annunciare che la rete “see you in Copenhagen”
autogestirà uno spazio proprio, che si aggiunge quindi ai tanti spazi di realtà
europee e mondiali creati in questi giorni.
Annunciamo per Venerdì 11 dicembre la prima assemblea
generale della rete che si terrà all’interno di questo luogo condiviso ed
autogestito ( per info 004525326245). La rete “see you in Copenhagen” ha
inoltre autoprodotto un proprio foglio di comunicazione in inglese che
sintetizza il dibattito che ha costituito questa realtà collettiva, e il tipo
di approccio con cui stiamo a Copenhagen.
Un modo di essere presenti e di partecipare il nostro, che
fa da presupposto ad ogni azione che compiremo: vogliamo con umiltà essere
parte, dal dibattito delle ong al Clima Forum fino alle iniziative del CJA,
senza rinunciare alla necessità di valutare, di vedere con i nostri occhi, di
stare ad ascoltare e di conoscere e capire. Questo per noi vale in ogni
situazione, dagli incontri di discussione alle azioni di piazza. Crediamo che
sia profondamente necessario intraprendere una nuova, grande battaglia globale
sulla crisi climatica ed ambientale, che per noi è così centrale da
rappresentare ogni livello di crisi, dalla finanza al lavoro, dalle migrazioni
alle guerre, che il sistema capitalistico sta producendo, ma proprio per questo
non ci interessano ne tattiche né rituali, né affermazioni identitarie
precostituite né posizioni ideologiche che hanno già la risposta per tutto. Per
quanto riguarda le azioni di lotta, cercheremo di partecipare a tutto ciò che è
capace di indicare, anche radicalmente, la necessità di un mondo migliore, e
invece cercheremo di non essere parte di ciò che esprime solo frustrazione e
autorappresentazione.
La situazione che viviamo è indice di un cambio epocale,
dell’affermazione di una situazione globale e geopolitica completamente mutata,
e anche solo per capire chi comanda, al di là di un generico “capitale”,
bisogna abbandonare gli schemi e saper guardare alla realtà.
Riteniamo interessante poter seguire in qualche forma il
dibattito e lo scontro tra diverse posizioni che avviene all’interno della
conferenza ufficiale, non per gli esiti di quest’ultima, ma per le implicazioni
e per costruire nuove chiavi di lettura sulla crisi. Come è importante per noi
poter ascoltare alcuni incontri del Clima Forum proposti da varie ong. Ed
infine partecipare alle forme di mobilitazione e discussione del CJA, già
previste o decise in loco.
Il 12 dicembre parteciperemo alla grande manifestazione di
apertura della settimana di mobilitazione, all’interno dello spezzone del CJA, raccogliemdo
l’appello che questa realtà ha rivolto a tutti. Ogni giornata per noi si
concluderà con la nostra assemblea nel nostro spazio autogestito.
DALL’ITALIA A COPENAGHEN:
APPROFONDIMENTI
–
Ci
vediamo a Copenhagen! | Comunicato di adesione e articoli
CLIMATE JUSTICE NOW –
CRONACHE DA COPENHAGEN
–
10/12/09 Proteste dentro Cop15
–
08/12/09 Copenhagen 8 dicembre: al via il
vertice sul clima
06/12/09 SKATE RIOT DAY
by csamezzacanaja on Dec.08, 2009, under Collettivo Studentesco Zenit
SKATE RIOT
DAY
Ieri,
domenica 6 dicembre, si è svolto a Senigallia un importante momento di
socialità e sport in cui decine di skaters si
sono radunati in Piazza del Duca per manifestare il loro disagio nei
confronti della chiusura dello skatepark di Senigallia.
L’evento,
organizzato dalla T.N.T Crew (i ragazzi, skaters e non, che vivono ogni giorno
lo skatepark) e dal Collettivo
Studentesco Zenit, è iniziato alle ore 16.00 ed ha da subito cominciato ad
attrarre un gran numero di persone, interessate dalle acrobazie degli skaters.
Per cercare
di rovinare l’evento non è tardato l’arrivo di due pattuglie di polizia e una
di vigili urbani che hanno intimato di lasciare la piazza e di sequestrare
rampe ed il resto dell’attrezzatura portata e montata dai ragazzi dello
skatepark. Alla risposta negativa dei manifestanti la polizia si è limitata a
prendere nomi e a fare foto per identificare gli skaters e gli altri
organizzatori, per poi, infine, andarsene, lasciando così una piazza che nel
frattempo era riuscita a radunare centinaia e centinaia di ragazzi, famiglie
con bambini ed anziani, incuriositi da un evento insolito e alternativo in una
città come Senigallia.
Lo “show”
sportivo è andato avanti fino alle 19.30 accompagnato da musica e interventi
che hanno ribadito, come già scritto a più riprese, la mancanza di spazi
pubblici dedicati all’aggregazione e più in generale alla vita della
collettività, in una città in mano alla speculazione e agli interessi privati.
La
chiusura dello skatepark, uno spazio che da cinque anni è diventato un punto di
riferimento per decine di ragazzi al di là dello sport specifico e
l’atteggiamento di esplicito disinteresse dell’assessore Mangialardi, candidato
sindaco alle prossime elezioni, stridono con le dichiarazioni piene di interesse
per il mondo giovanile. La logica è sempre la stessa, le politiche giovanili
non consistono nell’ascolto e nell’attenzione ai bisogni e alle istanze dei
giovani, ma in ciò che gli assessori e la politica ritiene sia giusto e
necessario per loro.
Le 500
firme di senigalliesi raccolte in tre ore ieri pomeriggio (indice della forte
partecipazione e consenso) rappresentano un importante punto di partenza per
proseguire la lotta in difesa dello skatepark e di tutti gli spazi sociali, in
una città ormai a misura di utente e non di cittadino.
Affianco
ai grandi lavori di riqualificazione della città non si è mai voluta prestare
attenzione ad un luogo, lo skatepark che sarebbe dovuto essere oggetto di opere
di manutenzione periodica (con una cifra naturalmente irrisoria) in quanto è
fatto in legno. Gli unici lavori che sono stati fatti sono partiti per la buona
volontà di coloro che lo vivono ogni giorno, con il proprio denaro e la propria
fatica, ed ora che è diventato insicuro ed inutilizzabile l’unica soluzione è
la chiusura? Per una ristrutturazione servono 50.000 euro e l’assessore
Mangialardi afferma che non se ne parlerà prima di marzo, quando si farà il
bilancio annuale, tutto questo per voler mantenere la struttura in legno
(soggetta all’umidità e alla pioggia in una città di mare), invece che in
cemento, perché come osservato dal sindaco Angeloni non è il caso di “aggiungere
un altro blocco di cemento” in una città che, da questa giunta, già si aspetta
le cementificazioni derivanti dalla complanare e dalle sue lottizzazioni, dal
piano Cervellati, dall’ Ex Sacelit, dalle ex Colonie Enel e dai terreni
sottratti al parco della Cesanella. Per lo skatepark, non ci sono in ballo gli
interessi di privati e costruttori, ma solo quelli di normali cittadini e per
lo più molti non votanti!
Di fronte
al totale disinteresse dell’Amministrazione
Comunale la T.N.T
Crew ed il Collettivo Studentesco Zenit continueranno una volta al mese a
riempire Piazza del Duca, per sensibilizzare la cittadinanza e per offrire uno
spettacolo ed un momento di buono sport alternativo.
06/12/09 MANIFESTAZIONE IN DIFESA DELLO SKATE E DEI LUOGHI PUBBLICI ORE 16 PIAZZA DEL DUCA | COLLETTIVO ZENIT E T.N.T. CREW
by csamezzacanaja on Dec.01, 2009, under Collettivo Studentesco Zenit
21/11/09 ANCORA UNA VOLTA NESSUNA AGIBILITA’ ALLA LEGA!
by csamezzacanaja on Nov.23, 2009, under Ambasciata dei diritti, Collettivo Studentesco Zenit, Comunicati e Manifestazioni
ANCORA UNA VOLTA NESSUNA AGIBILITA’ ALLA LEGA
Ancora una volta la Lega Nord e il suo tentativo di
radicarsi in città è stato bloccato.
Sabato 21 novembre – mentre il Coordinamento Difesa
Scuola Pubblica raccoglieva le firme per la messa in sicurezza delle aule
scolastiche – un improvvisato banchetto dei leghisti che, invece, voleva
raccogliere le firme per il crocefisso nelle scuole, ha trovato la pronta
risposta di una sessantina di studenti e migranti che con i loro corpi hanno
contestato e oscurato il banchetto dei “padani de noatri”.
Nessuna tregua verso chi specula su paure e
insicurezze. Senigallia non è Padania.
14/11/09 INAUGURIAMO QUESTA CASA RIBELLE | APERTIVO ORE 18
by csamezzacanaja on Nov.13, 2009, under Comunicati e Manifestazioni, Feste
12/11/09 PER QUANTO VOI VI CREDIATE ASSOLTI SIETE PER SEMPRE COINVOLTI – COMUNICATO SULLE DICHIARAZIONI DI GIOVANARDI SU CUCCHI
by csamezzacanaja on Nov.12, 2009, under Comunicati e Manifestazioni
“PER QUANTO VOI VI CREDIATE ASSOLTI SIETE PER SEMPRE
COINVOLTI”
Basta con i giri di parole. Andiamo subito al dunque.
Le dichiarazioni fatte dal Vice ministro Carlo Giovanardi riguardo la
morte di Stefano Cucchi sono inascoltabili, false e discriminatorie. Sono
parole offensive e pesanti che lanciate contro una famiglia che ha appena perso
un figlio, un fratello, un nipote, provocano dolore, lacerazione e giustamente
rabbia.
La morte di Stefano, come quella di molti altri ragazzi, non è stata
affatto accidentale come il ministro Giovanardi ha affermato nelle
dichiarazioni dei giorni precedenti, riconducendola ad anoressia,
tossicodipendenza e sieropositività. Stefano non ha cercato la morte, anzi la
scansava. Per questo aveva intrapreso un percorso riabilitativo in una
comunità, concludendolo con ottimi risultati. La morte di Stefano è stata
voluta da qualcuno, e questo qualcuno è ora al sicuro, protetto dall’impunità
che la divisa gli assicura.
Più precisamente la morte di Stefano è stata voluta dalla legge
Fini-Giovanardi. Ma che cos’è questa legge?
Si tratta della conversione del Decreto legge 30 dicembre 2005 emanato
per il solo finanziamento delle Olimpiadi invernali di Torino. Convertito per
altro con un doppio voto di fiducia senza dibattito e senza emendamenti.
La legge 49 del febbraio 2006
ha cancellato la decisione del popolo italiano –
espressa con un referendum il 18 aprile 1993 – di depenalizzare il consumo
personale di sostanze stupefacenti, equiparando in un’unica tabella con le
medesime pene – dai 6 ai 20 anni di carcere – le droghe leggere a quelle
pesanti. Ha eliminato “ la dose massima consentita ” – quella che superata
definisce lo spaccio – rimettendo nelle mani di un giudice la decisione caso
per caso. In poche parole, poliziotti e tribunali a loro discrezionalità
potranno decidere sulla nostra condotta di vita, sulle nostre abitudini e sulla
nostra quotidianità. Potranno decidere se rappresentarci come semplici
consumatori o come spacciatori, ed infine, stabilire quale futuro e ci è più
appropriato: se ci meritiamo o meno la loro assoluzione.
La legge Fini-Giovanardi è l’ennesimo dispositivo di controllo sociale,
che etichetta, incasella, sentenzia e mette in isolamento anche il semplice
consumatore occasionale.
Questa riforma in senso proibizionista e le pratiche di polizia, si
concentrano essenzialmente sulla criminalizzazione dei soggetti e sul numero
degli arresti e delle condanne e non sulla prevenzione, la lotta alle mafie e
sull’approccio alle risorse sociali destinate a percorsi e alle pratiche di
accompagnamento e reinserimento sociale.
È sempre la legge sulle droghe a fornire il maggior numero di arresti in
Italia: dietro le sbarre ci sono più di 15 mila tossicodipendenti. Nelle
carceri italiane la situazione non è affatto dignitosa.
In 10 anni all’interno delle prigioni i suicidi sono stati 543 a fronte di 1529 morti,
le quali per la maggior parte sono da accertare. Per non parlare del
sovraffollamento carcerario; su una capienza di 43 mila posti oggi i detenuti
arrivano a 61mila.
Il percorso che un individuo fa all’interno della prigione non dovrebbe
essere un percorso fatto solo di punizioni, restrizione di libertà,
acquisizione di disciplina e privazione di socialità. La popolazione detenuta
vive reclusa in spazi fatiscenti dove la rieducazione è del tutto assente,
mentre le botte, le torture, l’eliminazione della dignità umana e gli omicidi
sono all’ordine del giorno.
Sembra ovvio quanto questa esperienza dovrebbe essere altro. Dovrebbe
essere un percorso di crescita, di consapevolezza e di messa in discussione di
se stessi attraverso un lavoro individuale e costante, insieme ad educatori
sociali, operatori socio-sanitari e tutte quelle figure previste per un
progetto riabilitativo.
In questo Stato di “tolleranza zero”, il Governo Berlusconi – tra una pippata e un festino – specula
sulle ansie e le frustrazioni di tutti noi. La parola d’ordine è sicurezza. Ma
quale? Di chi? A quale prezzo?
Nel 2009 non c’è sicurezza sul
lavoro, della casa, del reddito garantito, della scuola pubblica,
dell’assistenza socio-sanitaria, della condivisione delle differenze.
Al contrario, esiste la sicurezza della repressione, dell’intolleranza,
della non accettazione del diverso, del licenziamento, dello sfratto, dei
pestaggi e degli omicidi e della loro
impunità.
Per questo vogliamo gridare ancora una volta che ribellarsi è giusto,
sperando che la prossima volta ad arrampicarci sopra i tetti saremo molti di
più per condividere la nostra rabbia e la nostra indignazione verso questa
società che ci sta derubando di tutto, anche delle nostre vite.
“HO ANCORA LA FORZA DI INCAZZARMI
ANCORA CON LA
COSCIENZA OFFESA.
HO ANCORA LA FORZA DI DIRVI CHE COMUNQUE LA MIA PARTE VE LA POSSO GARANTIRE”
Verità e giustizia per Stefano Cucchi.
Mezza Canaja
06/11/09 VIDEO DELLA MANIFESTAZIONE DEL COLLETTIVO ZENIT: RIPRENDIAMOCI LE NOSTRE SCUOLE
by csamezzacanaja on Nov.11, 2009, under Collettivo Studentesco Zenit
Comments Off on 06/11/09 VIDEO DELLA MANIFESTAZIONE DEL COLLETTIVO ZENIT: RIPRENDIAMOCI LE NOSTRE SCUOLE more...07/11/09 PRESIDIO IN PIAZZA ROMA: VERITA’ E GIUSTIZIA PER STEFANO CUCCHI
by csamezzacanaja on Nov.09, 2009, under Comunicati e Manifestazioni
VERITA’ E
GIUSTIZIA PER STEFANO CUCCHI – PRESIDIO
Un
presidio molto partecipato quello che ieri, 7 novembre, ha chiesto verità e giustizia per
Stefano Cucchi. In piazza Roma ieri sono state esposte nella loro durezza le
impronte che il potere ha lasciato nei corpi di Stefano e di Federico. Insieme
alle foto, anche tante targhe funebri con lo stemma della Repubblica Italiana e
i nomi di Carlo, Gabbo, Stefano, Federico e Aldo. Per tutti una sola frase: “Non
mi uccise la morte ma due guardie bigotte, mi cercarono l’anima a forza di
botte. Assassinato dallo Stato”.
Quasi un
migliaio i volantini distribuiti, tante le persone che si sono fermate a
guardare, a chiedere, a cercare motivazioni plausibili per la violenza oscena
del potete e la sua impunità.
Finito il
presidio resta uno striscione in mezzo alla piazza:
“Verità e
Giustizia per Stefano Cucchi – A.C.A.B.”.
– LEGGI IL COMUNICATO POLITICO
– ROMA: MIGLIAIA IN CORTEO PER
STEFANO CUCCHI, SCONTRI CON LA
POLIZIA
ASSASSINATI
DALLO STATO
07/11/09 A.C.A.B. VERITA’ E GIUSTIZIA PER STEFANO CUCCHI – COMUNICATO
by csamezzacanaja on Nov.09, 2009, under Comunicati e Manifestazioni
A.C.A.B.
Verità e Giustizia per Stefano Cucchi
“Se mi difendono chi mi difende da loro? Io non mi fido mai, mi difendo
da solo”
(Aban – da “Lettera a
uno sbirro”)
Stefano Cucchi non è morto.
Stefano Cucchi è stato ucciso. Cominciamo con lo stabilire una verità
elementare, che la parola “morte” altrimenti renderebbe troppo vaga. Morte
accidentale? In un certo senso sì, perché accidentale è stato il suo incontro
con i carabinieri. Un regolare controllo – come a tutti può succedere
camminando in città, soprattutto la sera – trasformato poi in fermo, arresto e
pestaggio.
Il problema sta tutto qui,
Stefano non è deceduto perché aveva della marijuana in tasca, ma perché ha
incontrato dei carabinieri che su di lui hanno eseguito una sentenza di morte.
La divisa che indossano – di fatto – glielo permette senza dover correre troppi
rischi.
L’Italia è un paese dove da
sempre le forze dell’ordine godono di una straordinaria ed efficiente impunità.
Un’impunità garantita non solo da uno spirito di corpo fascisteggiante, ma
anche da protezioni politiche. Chi guarda la sicurezza dal basso verso l’alto
sa che chi ha fatto la legge Fini – equiparando droghe leggere e pesanti,
consumo e spaccio – è lo stesso Governo che in cambio di puttane e cocaina
concede favori politici.
Sa che per gli scontri al G8 di
Genova i manifestanti sono stati condannati a quindici anni di carcere, mentre
il carabiniere Placanica non è stato neanche processato e che Spaccarotella –
il poliziotto che ha ucciso a Gabbo – se n’è beccati sei con prescrizione
assicurata. Sa anche che nella nostra ridente città di provincia i carabinieri
si sono distinti per pestaggi che per ben due volte ci hanno portato a
manifestare l’indignazione sotto la loro caserma.
In Italia davanti a conflitti
politici o disagi sociali si risponde solo con la punizione: multe, denunce,
processi, botte e carcere. Sono 1.531 i morti nelle “patrie galere” dal 2000 ad
oggi. Nel 2008 sono morti 142 detenuti,
dei quali 46 suicidi. Nel 2009, fino al mese di ottobre, ne sono già morti 148,
di cui 61 suicidi. Una media di 150 all’anno. La maggior parte sono giovani,
vittime della povertà o di leggi proibizioniste.
In Italia ci sono luoghi dove
il diritto, la tanta famigerata legge e la tanta evocata sicurezza non esistono
o sono temporaneamente sospesi. Quanti Cucchi, Aldrovandi o Bianzino accadono
senza che nessuno ne venga a conoscenza? Quanti abusi, violenze e soprusi
avvengono dentro un commissariato, una galera o un Centro d’Identificazione e
Espulsione (CIE ex CPT ) senza che nessuno ne sappia nulla? Quanti uomini in
divisa pagano per aver offeso la dignità e il corpo di un essere umano?
In Italia “sicurezza” vuol dire
completa separazione tra giustizia e legge, dove la prima fa rima con diritto e
la seconda con abuso. Ed è facile che di abuso in abuso prima o poi ci scappi
il morto.
Non ci stancheremo mai di
ripeterlo, sicurezza non è militarizzazione, repressione, controllo e
punizione. Sicurezza è la garanzia di un reddito, di una casa e di un lavoro.
Sicurezza non è paura: è dignità.
Stefano Cucchi, Aldo Bianzino,
Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri, Carlo Giuliani e molti altri sono stati
uccisi dalla sicurezza. I mandanti siedono ancora in comode poltrone in
Parlamento e gli esecutori pattugliano ancora le strade delle nostre città.
Stefano Cucchi, Aldo Bianzino,
Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri, Carlo Giuliani e molti altri esigono verità
e giustizia. E questo dipende anche da tutti noi.
Mezza Canaja