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10-11-12/10/08 TRE GIORNI DI DIBATTITO PER COSTRUIRE UN NUOVO SPAZIO POLITICO – ASSEMBLEA DEGLI SPAZI SOCIALI

by on Oct.07, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

 

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Invito a partecipare
all’assemblea degli spazi sociali
Sabato 11 ottobre 2008
ore 15.00 @CS Rivolta, Marghera-Venezia Italia
 

SPAZI INDIPENDENTI PER LA LIBERTÀ COMUNE

Li ci sono
chiese, macerie, moschee e questure
Li frontiere, prezzi inaccessibile e freddure
Li paludi, minacce, cecchini coi fucili, documenti, file notturne e clandestini
Qui incontri, lotte, passi sincronizzati, colori, capannelli non autorizzati,
uccelli migratori, reti, informazioni, piazze di tutti, laiche, pazze di
passioni

Si entra e
si esce di qua
Si entra e si esce da queste mappe della città
Si entra e si esce, cerca di stare in gruppo
la tranquillità è importante ma la libertà è tutto
AF, Mappe della Libertà (2008)

Partiamo da un
fatto. Anzi da decine di fatti. I centri sociali sono oggi più che mai, una
dorsale strategica dei movimenti. Ogni ciclo di lotte vede la loro
insostituibile partecipazione come arricchimento e potenziamento. I centri,
insomma, sono stati incubatore, volano e detonatore delle lotte negli ultimi
venticinque anni; un tempo, peraltro, troppo grande perchè le soggettività non
siano cambiate e questo è un assunto così come lo è che non ci siano modelli da
copiare o per i quali tifare.
La nostra scommessa è che i centri sociali siano e rimarranno centrali anche
per i cicli futuri e per questo vogliamo proporre una grande assemblea, aperta
e pubblica il cui dibattito sia all’altezza dei tempi.
Un’assemblea non formale e dagli esiti non scontati che sia un’occasione per
discutere tra esperienze simili, partendo da ciò che ci accomuna e che sappia
valorizzare ciò che caratterizza come unico ogni spazio e percorso
territoriale.
Un’assemblea che vogliamo sia di spazi indipendenti e che sia un passo, un
altro passo, verso la libertà comune.
Un’assemblea nella quale non valga il postulato per il quale il modo più
efficace per andare da un punto ad un altro è percorrere una linea retta.

Ma facciamo un
passo indietro per costruire il contesto nel quale nasce quest’invito.
A noi pare che gli spazi sociali siano cambiati, profondamente, e siano
sospsesi tra un non più ed un non ancora.
Se pensiamo alla nostra identità la troviamo tra gli echi dei primo grande
ciclo di lotte no global. Correvano gli anni della fase espansiva della
globalizzazione nella quale le eccedenze di quella soggettività che era messa
al lavoro nella metropoli, dall’università al terziario, dallo spettacolo
all’informazione, dall’edilizia ai trasporti, trovavano un modo concreto per
organizzarsi nella grande fabbrica senza più reparti. non più Lì, spesso, i
centri sociali sono stati motori di eventi politici nei quali la soggettività
si accumulava e ri/produceva. E del resto che sarebbe stato se l’esperienza no
global italiana avesse avuto solo l’infosfera o le sedi di qualche partito o
sindacato come luoghi di riferimento? Anche in questo i centri sono stati
formidabili luoghi dell’anticipazione politica.
Il non più è proprio suggerito dall’esaurirsi di questo paradigma: i centri
sociali erano la basi dalle quali ci proiettavamo per evocare e costruire un
altro mondo migliore, cioè per praticare esodo.
Non solo. Se pensiamo alle realtà che vorremmo partecipassero all’assemblea
troviamo centri sociali che dieci anni fa non esistevano, altri con cui non
eravamo in relazione, ma anche spazi che non sono mai stati centrisociali,
pur essendo in movimento ed avendo straordinari percorsi di rete su specifiche
tematiche. Il perimetro degli spazi sociali è quindi ampio, in movimento e
complesso cioè ricco, plurale, nomade.

TERRITORIALITÀ
Gli spazi hanno sempre avuto una connotazione territoriale (chi se non i centri
sociali ha posto il problema politico del quartiere e della fabbrica diffusa?)
ed il rapporto tra agire locale e pensare globale è stata una sintesi che ci ha
aiutato a definire la relazione con il territorio.
I processi di globalizzazione, ed i cicli di resistenze, hanno impattato il
territorio, lo hanno trasformato. I flussi di produzione e riproduzione sociale
si sono ri /territorializzati e, come riflesso, la crisi dei modelli di
governance si riflette completamente e compiutamente nei territori.
Quando parliamo di centri e spazi nei territori ci poniamo direttamente nel
punto più alto dello scontro con i processi di accumulazione: il territorio non
protegge dalla globalizzazione, non è un muretto che isola dalla
fortissima socializzazione operata da vent’anni di globalizzazione.
Chi pensa al territorio come protezione si troverà travolto proprio da processi
globali che fugge altrove. Gli spazi sociali sono increspature in un territorio
definitivamente globalizzato.
Gli spazi, per noi, devono trovare nel territorio la chiave per combattere il paradigma
della sicurezza
, che, in questa nuova fase dello scontro tra capitale e
vita sta diventando la cifra per un nuovo modello di espressione del comando.
La sicurezza appare la forma contemporanea della governance, che riassume su di
sè la tensione ordinativa, la problematica del consenso (a chi è sfuggito il
baratto trasversale alla sinistra ed alla destra: sicurezza in cambio di
precarietà e rappresentanza?) e la necessità per il comando di localizzare e
differerenziare.
Nel paradigma della sicurezza collochiamo la politica dei sindaci sceriffi
di destra e di sinistra
, l’esercizio di un razzismo differenzialista, il
controllo sulla felicità, libera e per sua costituzione ribelle, eccedente e
cooperante, dei corpi nella metropoli.
Dobbiamo partire dalla constatazione che le metropoli stanno vivendo una
stagione di nuovi movimenti di destra, la diffusione di nuove e vecchie forme
di razzismo e sessismo, la sperimentazione moralista e feroce del
proibizionismo. Come spazi in movimento ci poniamo il problema di rifocalizzare
teorie e pratiche antifasciste ed antirazziste. Mai più Nicola, Renato e Abba,
questo è il punto di non ritorno.

LIBERTÀ È
INDIPENDENZA

Combattere il paradigma della sicurezza è pensare la libertà come
processo di lotta, di sottrazione al controllo del biopotere sui nostri corpi e
sul nostro immaginario, come sottrazione soggettiva al comando nelle filiere
della fabbrica diffusa nel territorio. Il discorso sulla libertà, e sul suo
attuale attacco, si ridefinisce all’interno del controllo di quelle eccedenze
che la produzione metropolitana comporta.
Intendiamo la libertà come poter essere, poter decidere di sé, poter fare a
meno di dipendere, insomma come percorso di lotta e come processo di
federazione di differenze.
La libertà è indipendenza e l’indipendenza è costitutio libertatis,
appunto.
L’assemblea di sabato può essere il momento per condividere le esperienze e
pratiche di libertà che negli spazi sono già in essere e prefigurare nuove
linee di fuga.
Pensiamo ai percorsi di lotta alla proibizione, alla pratiche antifasciste ed
antiautoritarie, alla cooperazione antirazzista. Pensiamo alle lotte per la
libertà di genere.
Crediamo che i centri e gli spazi sociali possano divenire un punto di
riferimento per la costruzione di nuovi percorsi che abbiano la conquista della
libertà come sogno comune.
Se pensiamo alla storia dei centri sociali, appunto, essi hanno anticipato di
due decadi la comprensione del concetto di biopolitica, mettendo il bios, il comune
bios
, al centro dell’attività politica. Forse proprio la relazione tra
divenire comunità, cooperante, mutuale negli spazi ed il rapporto con il
territorio è un punto importante da ricondividere e sviluppare in assemblea.
Ci piace pensare che i nostri spazi siano, e divengano sempre più, un cross
point di realtà territoriali indipendenti
, quali cooperative di produzione
o consumo critico, etichette musicali e laboratori del lavoro immateriale,
strutture produttive creative in conflitto per la propria indipendenza.
Se è vero che i movimenti di capitale hanno evocato enormi potenze produttive e
che ci sono potenti eccedenze indipendenti per scelta perchè non pensare
che sia possibile intersecarle nel territorio? I nostri occhiali, dalle lenti
spesso appannate, qualche volta non ci fanno vedere i movimenti di soggettività
che ci sfiorano nella metropoli.
Da questa prospettiva gli spazi sono luoghi del comune, luoghi cioè nei
quali si tessono trame di soggettivazione, si produce soggettività, decisione
politica, comune, appunto.

Non ci sono
risposte date e universali, scorciatoie semplici, proprio perchè non dobbiamo
semplificare le differenze soggettive ed oggettive, che rendono unici e
singolari spazi, territori e percorsi di lotta.
Ci piace invitarvi a partecipare all’assemblea evocandola come vera, aperta,
libera e sognarla ricca di potenza e discorso. Con una suggestione sullo
sfondo: è possibile pensare ad una federazione come stile organizzativo
adeguato alla ricerca del comune? Saremo capaci di costruire una proposta forte
e radicale, inclusiva ed aperta? In fin dei conti questo piccolo miracolo
accade tutte le settimane nelle assemblee di gestione dei nostri spazi.

Vi aspettiamo,
viva la libertà.

Prime
adesioni

TPO bologna | Aq16 reggio emilia | Paz rimini | Spam parma | Pedro padova |
Rivolta marghera | Sale docks venezia | Bruno trento | Capannone Sociale
vicenza | Arcadia schio | Ubik treviso | Casa delle culture trieste | Cantiere
milano | Crocevia alessandria | TdN genova | Esc roma | Insurgencia napoli |
Intifada/comunità in resistenza empoli | Casa Loca milano | Horus roma | Zapata
genova | Gabrio torino | Csa Sisma macerata | Csa Jolly Roger civitanova marche
| Ambasciata dei Diritti ancona | Csa Tnt. jesi| Csa Kontatto falconara | Csa
Mezza Canaja senigallia | Csa Oltrefrontiera pesaro | Bottega di resistenza
globale fossombrone | Csa Squola Spa pergola

 

10-11-12 OTTOBRE -> TRE GIORNI
DI DIBATTITO PER COSTRUIRE UN NUOVO SPAZIO POLITICO

 

 


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