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L’ARCHITETTO, IL POLITICO E IL MERCATO

by on Jan.30, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

L’architetto,
il politico e il mercato

L’architetto,
il politico e il mercato: sono queste le tre figure che si sono
confrontate e scontrate durante la seduta della seconda commissione
urbanistica. Il primo è stato egregiamente rappresentato – e
lo diciamo senza ironia –da Cervellati, il secondo dal Sindaco
Luana Angeloni … e il terzo? Il
terzo non c’era, eppure, nonostante la sua assenza ha sfidato a
“sigolar tenzone” i primi due, costringendoli ad ammettere la
resa. Sia chiaro, il mercato non è rappresentato né dai
commercianti né dai banchi del centrodestra, anzi, il capitale
finanziario è stato proprio colui che incarnandosi nei centri
commerciali che circondano la città storica, ha distrutto gli
esercenti, obbligandoli alla fuga. Nello stesso modo in cui il
mercato edilizio – la rendita immobiliare – ha “sfrattato” i
ceti popolari dal centro storico, senza dargli neanche in cambio una
casetta al mare – senza termosifone – perché quest’ultima
è lasciata vuota nove mesi l’anno e poi affittata con prezzi
delinquenziali ai turisti.

Durante
la Plage Sauvage ’07 – al di la dei metodi – abbiamo cercato di
delineare chi comanda in città; chi, oggi, detiene il potere
sovrano. La risposta è il capitale finanziario: banche, grandi
imprenditori, bande del mattone, agenzie immobiliari. Sono costoro ad
avere in mano la città. Sono costoro a determinare i costi
delle case, la nascita di centri commerciali e la conseguente
mobilità urbana.

La
presentazione del piano Cervellati ne è la conferma. Sia per
l’architetto che per il nostro Sindaco – pur con intensità
diverse – l’obbiettivo primario del piano è il
ripopolamento del centro storico. Eppure, è stato lo stesso
Cervellati a dire che sarà già un miracolo se si
riuscirà a mantenere i numeri attuali (circa duemila
abitanti), perché ovunque – in tutta Italia – le persone sono
in fuga dai centri storici, in quanto i costi per affittare o
comprare una casa sono troppo alti, i prezzi delle merci nei
supermercati sono invece più bassi e le strade sono sempre più
congestionate dal traffico. E’ il mercato che lo vuole, e contro la
sua volontà nulla possono gli architetti ed i politici.

Lo
scopo – ammesso solo sotto voce – del piano Cervellati non è
solo quello di ridare storia, memoria ed identità ad una
città, ma è trasformare storia, memoria ed identità
in merce, in un prodotto estetico, in un simulacro; in un falso
storico capace d’evidenziare i lati monumentali della città
in modo da ripopolare il centro tramite il turismo. Il centro storico
– al di la della stessa volontà dell’architetto –
diventerà un supermercato della memoria, un ammaliante
scaffale della storia, un’esposizione del monumento/merce, con lo
scopo d’estendere l’afflusso economico/turistico oltre i tre mesi
estivi. Dentro questo nuovo spazio tutto artificiale, le botteghe
destinate a sopravvivere saranno solo quelle che sapranno offrire
oggetti o servizi “tipici” e/o “caratteristici”; in poche
parole tutto ciò che non si trova in un qualsiasi
centrocommerciale.

Sicuramente
la nostra città sarà più bella, e la bellezza è
sempre “cosa buona e giusta”, ma i problemi del centro storico
resteranno tutti in piedi, finché non vi sarà un
intervento politico radicale, capace di affermare:

  1. Il
    diritto alla casa, favorendo in maniera chiara l’edilizia
    concordata ed a canone sociale, soprattutto in centro storico.

  2. La
    restituzione alla cittadinanza per fini pubblici e sociali di
    strutture come il cinema Rossini, la caserma della Celere e le
    proprietà della Curia.

  3. Una
    mobilità urbana che tolga centralità all’automobile.
    In una città dove quasi venti persone sono morte per smog,
    pensare di costruire ovunque parcheggi e quindi incentivare l’uso
    di mezzi privati è semplicemente masochista.

  4. Connettere
    tra loro e se possibile aumentare, gli spazi di verde pubblico.

Infine,
propedeutico a tutto ciò, sarebbe dare forme e strumenti ai
cittadini per incidere sulle scelte politiche. Partecipare vuol dire
capacità reale di trasformare le cose e non essere informati
sulle decisioni prese, come invece continua ad accadere.

CSOA
Mezza Canaja


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