24/12/07 DI LAVORO SI MUORE … PERCHE’ DI PRECARIETA’ SI VIVE
by csamezzacanaja on Dec.26, 2007, under Comunicati e Manifestazioni
al centro
dello shopping natalizio, nel giorno della vigilia di natale, abbiamo deciso di
mantenere alta l'attenzione su una tragedia italiana che miete vittime più
della guerra, ovvero, il lavoro.
Quello che
segue è il comunicato distribuito durante il presidio in piazza roma.
DI LAVORO SI
MUORE …
Perché DI PRECARIETà SI VIVE!
C’è voluta una vera e propria strage per
ricordarci che nel nostro paese di lavoro si muore.
Questi morti e questi feriti sono operai, e non erano in guerra, ma stavano
semplicemente svolgendo il loro lavoro per procurarsi da vivere per se e per le
proprie famiglie.
Se guardiamo i dati vediamo che dall’aprile 2003 all’aprile 2007 i militari
della coalizione che hanno perso la vita in Iraq sono stati 3.520, mentre, dal
2003 al 2006, in
Italia, i morti sul lavoro sono stati ben 5.252. Un incidente ogni 15
lavoratori, un morto ogni 8.100, una media di 4 morti al giorno … cifre
da guerra civile! (Fonte: “Il sole 24 ore”).
Si, c’è voluta una strage per dare alle
morti bianche quella “prima pagina” che generalmente è occupata dalla morbosità
della cronaca nera o rosa.
La vita dei lavoratori vale meno del loro
prodotto e del costo di un’assunzione regolare e di un corso di
formazione professionale;
Le imprese negli ultimi quindici anni hanno
aumentato del 90% le loro entrate, i salari non sono aumentati più del 10%. Eppure,
sentiamo costantemente parlare della centralità della famiglia ma poi i
lavoratori, stritolati dalla precarietà e da salari bassi, sopratutto i più
giovani, ma non solo, sono impossibilitati a programmare la loro vita,
trovare casa, farsi una famiglia. Si parla della necessità di tutelare e di
difendere la vita, salvo poi scordarsene quando il problema riguarda il
profitto e la produzione. Si denuncia ovunque l’emergenza sicurezza, ma di che
sicurezza si parla quando per guadagnarsi da vivere si rischia la vita?!
Ora, politici ed industriali fanno a gara
per chi è più dispiaciuto – la
Thyssenkrupp nonostante abbia le mani sporche di sangue, ha
anche la faccia tosta di portare corone di fiori ai funerali degli operai – ma
sono loro i primi responsabili di questo stillicidio quotidiano. Loro, con il
“pacchetto Treu” e la “legge 30”
. Loro, che invocano ed ottengo quotidianamente più produttività, più
competitività, più profitti (da tenersi ben stretti). Loro, che impongono
sempre più flessibilità, precarietà, ritmi e orari lavorativi insostenibili;
che affossano ogni tipo di contrattazione collettiva con lo scopo di
isolare ed indebolire i lavoratori, rendendoli ricattabili sia sul salario che
sulla stabilità del posto di lavoro.
Anche i vertici sindacali non sono esenti da responsabilità, in quanto
accettando le logiche concertative si sono sostanzialmente trasformati in
soggetti di mediazione, utili al padronato per soffocare ogni forma di
autonomia e di conflittualità operaia.
Ed anche quando i metalmeccanici
manifestano per il rinnovo del contratto, come è avvenuto questo martedì a
Milano, la risposta sono i nasi rotti dalle manganellate della polizia.
Degli operai ce se ne accorge solo quando ne muore qualcuno, allora fa
scandalo, il giorno dopo ne parlano tutti e poi su di noi ricade il silenzio”. Per
questo, oggi, lunedì 24 dicembre, abbiamo deciso di rispondere al grido
lanciato dagli operai di Torino e di farlo con un semplice sit-in, silenzioso e
rispettoso del dolore, per dare il nostro umile contributo a far si che quello
che è successo invece di cadere nel dimenticatoio, possa indignare le coscienze
di tutti.
Esprimiamo la nostra più sentita solidarietà a tutte le famiglie di quei
lavoratori che ogni giorno cadono per guadagnarsi da vivere.
CSOA Mezza
Canaja
February 16th, 2008 on 5:13 am
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