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20/07/07 G8/GENOVA ‘001 – 20 LUGLIO – ‘007 LA STORIA E’ NOSTRA … E’ QUI E ORA!

by on Jul.20, 2007, under Comunicati e Manifestazioni

 G8/GENOVA
'001 – 20 LUGLIO – ‘007

 
LA STORIA E’ NOSTRA … E’ QUI E ORA!

 “Coltiviamo
per tutti un rancore che ha il sapore del sangue rappreso,

ciò che
allora chiamammo dolore, è soltanto un discorso sospeso”.

(F. De
Andrè – “Tutti morimmo a stento”)

Un evento storico è come una
linea di demarcazione che separa il “prima” dal “dopo”, il passato dal
presente, ciò che era da ciò che è.

Un evento storico è un punto di
rottura in cui la linearità del tempo subisce un’accelerazione, un balzo in
avanti.

Un evento storico fa sì che ciò
che era non sarà più, non tanto nella materialità e nella quotidianità delle
cose, ma nell’interiorità , nella coscienza del singolo e nelle sue modalità di
percepire ed interpretare la società e le sue relazioni.

Se sei anni dopo gli eventi del
luglio genovese occupano (e preoccupano) ancora il dibattito politico, è perché
a Genova è avvenuta una frattura per molti insanabile, tra una parte della
società e le istituzioni di questo paese.

Allora, ad una nuova
generazione che aveva cominciato ad occuparsi del mondo (spesso con uno spirito
etico o prepolitico) , veniva fatto assaggiare il piatto di una pietanza
antica. Una pietanza che ha l’odore acre dei gas CS, il rumore sordo e
cadenzato dei tonfa sugli scudi o quello secco e veloce dei colpi di pistola.

A Genova non avvenne la
“sospensione della democrazia”, ma una sua ridefinizione (corruzione) nelle
forme embrionali della “guerra preventiva” e dell’esportazione (imposizione) di
democrazia. In altre parole, il considerare ogni problema politico e sociale
come un problema di ordine pubblico al quale l’unica risposta possibile sì da
“manu militari”; come avviene in buona parte del mondo dopo l’undici settembre
… era sempre il 2001!

Genova non fu un’operazione di
polizia, ma un atto di guerra contro la popolazione civile. Espressioni come
“repressione cilena” o “macelleria messicana” per quanto siano suggestive e
metaforicamente valide, nella realtà risultano fallaci in quanto eurocentriche
(gentilmente razziste). Genova fu repressione e macelleria tutta italiana, nel
senso di europea ed atlantica.

La scoperta dell’acqua calda
fatta dai giudici e dai giornalisti che riempie la cronaca di queste ultime
settimane, stupisce solamente chi a Genova non c’era o chi ha volutamente messo
la testa sotto la sabbia. Chi c’era, invece, ha ancora impresso nella mente il
sangue fresco che copriva l’asfalto di Via Tolemaide, di Piazza Alimonda o i
pavimenti della scuola Diaz. Chi c’era si ricorda tutte le plateali battute di
giubilo che i poliziotti facevano sull’assassinio di Carlo.

La scoperta dell’acqua calda
non restituisce nessuna verginità politica allo Stato, perché i responsabili di
quella repressione sono ancora tutti al loro posto oppure sono stati promossi.
Non parliamo solo di squallidi funzionari di piazza o di Fini ed Ascierto, ma
di chi predispose i primi piani di divisione, smembramento e militarizzazione
della città, ovvero, l’allora primo ministro Amato (Napoli docet!) e di chi
diresse l’ordine pubblico in quelle giornate, l’ex-capo della PS De Gennaro.

Oggi, sei anni dopo, Amato è
Ministro degli Interni e De Gennaro è il suo capo di gabinetto.

Oggi, sei anni dopo, i
poliziotti indagati hanno già in mano la prescrizione, mentre per molti
compagni si attende entro la fine dell’anno la prima sentenza per l’accusa di
“devastazione e saccheggio”; il processo per l’assassinio di Carlo da tempo è
già stato archiviato. Le indagini sui mandanti politici, ovviamente, stanno a
zero.

Genova per noi non è solo una
memoria da conservare e tramandare, ma è pratica quotidiana di costruzione di
forme di vita e di spazi sociali liber(at)i e autonomi.

Genova per noi è, in ogni luogo
ed in ogni tempo, uomini e donne liberi che affermano e difendono la propria
dignità, il proprio diritto di r/esistenza; dalla Val di Susa a Rostock, da
Vicenza a Copenaghen, dalle strade romane a quelle parigine, dalla Campania al
Messico.

Uomini e donne che in ogni
tempo ed in ogni luogo sanno che la dignità delle volte ha la forma ed il peso
di un estintore sollevato a mezz’aria.

 
CSOA
MEZZA CANAJA


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