CSOAMezzaCanaja

05/02/08 CONTESTATO IL CONVEGNO DI API E REGIONE MARCHE

by on Feb.05, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

 

 
Questa mattina gli attivisti del Csa Kontatto di Falconara Marittima e delle Comunità Resistenti delle Marche,
hanno contestato il "convegno-farsa" organizzato dalla raffineria API dal titolo
"Ambiente, Responsabilità e Territorio".

Leggi dal blog del CSA Kontatto 

 

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L’ARCHITETTO, IL POLITICO E IL MERCATO

by on Jan.30, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

L’architetto,
il politico e il mercato

L’architetto,
il politico e il mercato: sono queste le tre figure che si sono
confrontate e scontrate durante la seduta della seconda commissione
urbanistica. Il primo è stato egregiamente rappresentato – e
lo diciamo senza ironia –da Cervellati, il secondo dal Sindaco
Luana Angeloni … e il terzo? Il
terzo non c’era, eppure, nonostante la sua assenza ha sfidato a
“sigolar tenzone” i primi due, costringendoli ad ammettere la
resa. Sia chiaro, il mercato non è rappresentato né dai
commercianti né dai banchi del centrodestra, anzi, il capitale
finanziario è stato proprio colui che incarnandosi nei centri
commerciali che circondano la città storica, ha distrutto gli
esercenti, obbligandoli alla fuga. Nello stesso modo in cui il
mercato edilizio – la rendita immobiliare – ha “sfrattato” i
ceti popolari dal centro storico, senza dargli neanche in cambio una
casetta al mare – senza termosifone – perché quest’ultima
è lasciata vuota nove mesi l’anno e poi affittata con prezzi
delinquenziali ai turisti.

Durante
la Plage Sauvage ’07 – al di la dei metodi – abbiamo cercato di
delineare chi comanda in città; chi, oggi, detiene il potere
sovrano. La risposta è il capitale finanziario: banche, grandi
imprenditori, bande del mattone, agenzie immobiliari. Sono costoro ad
avere in mano la città. Sono costoro a determinare i costi
delle case, la nascita di centri commerciali e la conseguente
mobilità urbana.

La
presentazione del piano Cervellati ne è la conferma. Sia per
l’architetto che per il nostro Sindaco – pur con intensità
diverse – l’obbiettivo primario del piano è il
ripopolamento del centro storico. Eppure, è stato lo stesso
Cervellati a dire che sarà già un miracolo se si
riuscirà a mantenere i numeri attuali (circa duemila
abitanti), perché ovunque – in tutta Italia – le persone sono
in fuga dai centri storici, in quanto i costi per affittare o
comprare una casa sono troppo alti, i prezzi delle merci nei
supermercati sono invece più bassi e le strade sono sempre più
congestionate dal traffico. E’ il mercato che lo vuole, e contro la
sua volontà nulla possono gli architetti ed i politici.

Lo
scopo – ammesso solo sotto voce – del piano Cervellati non è
solo quello di ridare storia, memoria ed identità ad una
città, ma è trasformare storia, memoria ed identità
in merce, in un prodotto estetico, in un simulacro; in un falso
storico capace d’evidenziare i lati monumentali della città
in modo da ripopolare il centro tramite il turismo. Il centro storico
– al di la della stessa volontà dell’architetto –
diventerà un supermercato della memoria, un ammaliante
scaffale della storia, un’esposizione del monumento/merce, con lo
scopo d’estendere l’afflusso economico/turistico oltre i tre mesi
estivi. Dentro questo nuovo spazio tutto artificiale, le botteghe
destinate a sopravvivere saranno solo quelle che sapranno offrire
oggetti o servizi “tipici” e/o “caratteristici”; in poche
parole tutto ciò che non si trova in un qualsiasi
centrocommerciale.

Sicuramente
la nostra città sarà più bella, e la bellezza è
sempre “cosa buona e giusta”, ma i problemi del centro storico
resteranno tutti in piedi, finché non vi sarà un
intervento politico radicale, capace di affermare:

  1. Il
    diritto alla casa, favorendo in maniera chiara l’edilizia
    concordata ed a canone sociale, soprattutto in centro storico.

  2. La
    restituzione alla cittadinanza per fini pubblici e sociali di
    strutture come il cinema Rossini, la caserma della Celere e le
    proprietà della Curia.

  3. Una
    mobilità urbana che tolga centralità all’automobile.
    In una città dove quasi venti persone sono morte per smog,
    pensare di costruire ovunque parcheggi e quindi incentivare l’uso
    di mezzi privati è semplicemente masochista.

  4. Connettere
    tra loro e se possibile aumentare, gli spazi di verde pubblico.

Infine,
propedeutico a tutto ciò, sarebbe dare forme e strumenti ai
cittadini per incidere sulle scelte politiche. Partecipare vuol dire
capacità reale di trasformare le cose e non essere informati
sulle decisioni prese, come invece continua ad accadere.

CSOA
Mezza Canaja

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CONSIDERAZIONI SUL PIANO CERVELLATI

by on Jan.25, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

Considerazioni sul piano CeRVELLATI

Il
centro storico di Senigallia fu colpito dal terribile terremoto del 1930,
perdendo così parte del suo patrimonio architettonico e culturale. Il terremoto
segnò la fine di un’epoca e di un’immagine: molti i monumenti crollati o
abbattuti, tantissimi gli edifici scapitozzati degli ultimi piani, scorticati
dell’intonaco e in parte mutilati delle decorazioni litoidi, sostituite da
anonime fasce di cemento.
Il
commercio, che in passato, per la presenza del mercato, delle fiere, delle
botteghe artigiane e dei negozi, era l’elemento caratterizzante del centro
storico, è entrato in crisi.

Il Piano Particolareggiato proposto dall’Architetto Cervellati
interviene in attuazione del piano regolatore generale sull’area del centro storico,
con lo scopo di ripristinarne la ricchezza monumentale e la vivacità perduta.

Considerazioni:

 1)     
In linea teorica, riteniamo ineludibile la
necessità e il dovere in un paese come l’Italia, di conservare/ mantenere viva
la leggibilità delle città storiche, in quanto punto di forza e unicità
artistico-architettonica – a volte perduta – di numerose città italiane.
In realtà la proposta di “riconferire al centro la perduta
magnificenza
”, nasconde all’atto pratico quello che viene descritto anche
dall’Arch. Ceccarelli come “l’idealizzazione
di una fotografia, l’ologramma della Senigallia di fine ‘800
”, riproposta
attraverso interventi quali falsi storici ed esercizi intellettuali
arbitrariamente determinati, che non hanno nessun riscontro funzionale o di interesse
pubblico da parte dei cittadini.
Nel particolare, l’idea di
restituire ad alcuni edifici le volumetrie originarie non e’ cosa da poco (sia
concettualmente che concretamente) e proprio per questo non dovrebbe essere
fatto senza il convinto consenso dei senigalliesi.
D’altra parte c’è un’accesa
discussione sulla ricostruzione del ghetto ebraico di Piazza Simoncelli
descritta dall’Arch. Cervellati come un “vuoto,
una lacerazione, uno sbilanciamento compositivo degli spazi aperti del centro
”.
Totalmente in accordo con la
cittadinanza che si è espressa sulla questione e in disaccordo con gli
architetti Capodonico e Gasparetti (che sostengono che la città e’ fatta anche
di vuoti architettonici), pensiamo che in realtà Piazza Simoncelli non sia un
vuoto, ma che essa abbia assunto la sua funzione di luogo della memoria, e che
quindi non ci sia la possibilità di ricostruire il ghetto.
Per citare il prof. Baldetti, ”la freccia del tempo non torna indietro e cio’che
scompare definitivamente non può essere ricostruito se non attraverso la
falsificazione
”.
Infine come giustamente afferma
il prof. Baldetti, oggi Piazza Simoncelli svolge un’importante funzione a
livello igienico sanitario, di illuminazione e ventilazione.
 Al contrario ciò di cui avrebbe
bisogno la città storica sarebbero interventi tesi a migliorare la leggibilità
e l’identificabilità delle stratificazioni temporali e del rapporto tra città
rinascimentale e impianto settecentesco; una migliore valorizzazione della
cinta muraria (recentemente danneggiata anche dagli interventi sul ponte del
Portone) e delle porte di accesso alla città (come Porta Lambertina);
l’eliminazione delle funzioni non compatibili come la caserma del reparto
celere; una migliore trattazione del verde pubblico; la restituzione delle
proprietà della curia all’attività residenziale; il ritorno alla pubblica
utilità dell’Arena Italia e dell’ex cinema Rossini (quest’ultimo finito nelle
mani di non si sa chi).
Riteniamo invece valida ed
utile la parte analitica del piano, così come la localizzazione dei parcheggi
interrati e gli interventi già realizzati come il restauro del Foro Annonario,
Piazza Manni, Via Carducci e Piazza dell’Oca.

 2)     
Altro argomento complesso del Piano
Particolareggiato è la funzione da “attribuire” al centro storico.
Cervellati propone di “frenare lo spopolamento del centro […]e la
rivitalizzazione delle attività commercia
li”. La domanda nasce spontanea:
Come può una giunta pensare di ridare vita ad un centro storico, quando furono
le stesse scelte di un governo di centro-sinistra (vedi la localizzazione
dell’area del centro commerciale) a determinare l’irreversibile e lenta agonia
di quello che dovrebbe essere il polo calamitante dell’intera attività sociale,
commerciale e culturale della città di Senigallia?
La localizzazione dell’area
commerciale del Cityper ha segnato, di fatto, la morte del Centro storico di
Senigallia!
Una scelta opportunistica,
paralizzante e irreversibile che vanta il predominio degli interessi economici
dell’una e dell’altra parte in gioco: gli investitori che si sono tuffati in
una così appetibile possibilità di garantirsi introiti per il resto della vita,
e la Giunta
comunale che si è apprestata a quest’operazione di grande portata con il fine
di ottenere grandi quantità di denaro provenienti dalla vendita del terreno e
dagli oneri di urbanizzazione. Una scelta che ha inciso negativamente sulla
funzionalità dei singoli quartieri della città, portando alla creazione di quel
grande polo magnetico che è l’area commerciale, capace ormai di creare flussi
di traffico unidirezionali da e per il centro commerciale stesso.

In conclusione, affermiamo che il futuro del centro storico, nonostante
la reale necessità di ripopolamento e di recupero della funzione commerciale,
e’ già stato compromesso. Per lo stesso motivo, non capiamo come si possa
parlare di questo progetto come “un’occasione
di rinascita e di sviluppo”
, in quanto ciò che si è sempre considerato il
cuore della città non esiste più, perché non è più centrale nella vita quotidiana
dei cittadini.

 CSOA
Mezza Canaja

 

link: http://www.viveresenigallia.it/modules.php?name=News&file=article&sid=21068&mode=nested&order=0&thold=0

 

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26/01/08 HC FEST ANTIFASCISTA E ANTIRAZZISTA

by on Jan.24, 2008, under Feste

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25/01/08 NAPOLI ‘008 – FINO ALL’ULTIMO RESPIRO – INCONTRO PUBBLICO

by on Jan.23, 2008, under Serate e Dibattiti

 
CSOA MEZZA CANAJA
Venerdì 25 Gennaio – h. 21:30

Presenta:

 NAPOLI ‘008
FINO
ALL’ULTIMO RESPIRO!

Testimonianze
dall’insurrezione della monnezza.

Da 15 anni
un comitato d’affari composto da camorra, imprenditori e politici tiene in
scacco la Campania,
lucrando sulla salute e sulla vita della sua popolazione.
Da 15 anni
tramite il commissariamento e lo sperpero di denaro pubblico s’impedisce ogni
soluzione alla crisi dei rifiuti.
Oggi, a
Napoli si vive un momento di totale delegittimazione del potere istituzionale
che si esplicita in un’insubordinazione sociale che non ha precedenti nella
storia recente di questo paese. Nulla è stato risparmiato: governi centrali e
locali, attività produttive di ogni tipo (anche quelle camorristiche) organi
della repressione e dell’informazione, rappresentanza politica e sociale.
Oggi, a Napoli,
grazie al lavoro certosino fatto in questi anni dalla Rete Campana Salute e
Ambiente – gli unici a mettere in discussione l’intero piano rifiuti ed a
connettere le lotte, rompendo i vari localismi – si sta riuscendo a costruire
un’alternativa concreta al fallimento della politica ufficiale.

 Solidarietà
alla popolazione campana!
          Bassolino
a casa!

         
Per capire cosa sta accadendo a
Napoli.

         
Per capire come un’intera comunità si
è organizzata per difendere il proprio territorio e la propria salute.

         
Per rompere il muro di menzogne che
giornali e TV hanno costruito dietro i blocchi e gli scontri di pianura e di
quarto.

 

 Incontro pubblico con:

Giovanni
Pagano (Laboratorio occupato Insurgencia” – Napoli Nord).
          – attivisti della “
Rete Campana salute e Ambiente


Link:
"L’eccedenza e l’immondizia" di Marcello Tarì
http://www.globalproject.info/art-14483.html
http://www.globalproject.info/art-12822.html

http://www.globalproject.info/art-13621.html

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BASTA MORTI SUL LAVORO!

by on Jan.19, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

BASTA MORTI SUL LAVORO!


Il 24 dicembre siamo scesi in piazza per manifestare, con un sit-in umile
e silenzioso, contro le morti bianche, raccogliendo
l’appello lanciato dagli operai
della Thyssenkrupp
a mantenere viva l’attenzione su un dramma costante e senza fine.

Speravamo che l’attenzione della stampa, le parole
ferme dei politici e la solidarietà delle istituzioni dello Stato, potessero
essere un incentivo alla risoluzione del problema o almeno, all’impegno perché
certi fatti non riaccadessero.
Ovviamente, la speranza era debole, ma sopportare
nuovamente altri due operai morti a Venezia (Porto di Marghera), mentre
svolgevano il loro lavoro è impossibile.
Impossibile è accettare la sistematica violazione
delle norme poste a sicurezza dei lavoratori, impossibile è accettare di dover
pensare che alla sera si possa non tornare a casa da una giornata lavorativa.
Di pochi giorni fa la scoperta della indecente
lettera della dirigenza Thyssenkrupp che addossava le colpe dell’incidente alla
mancanza di attenzione e tempismo degli operai; in poche parole gli operai se
la sarebbero cercata!
Sempre di pochi giorni fa la sospensione di tre
giorni per un operaio di Bergamo delle officine Pilenga, che, con senso di
responsabilità, aveva denunciatola mancanza di controlli e sicurezza in
fabbrica. Ed è di queste ore la notizia che un ragazzo è caduto dal tetto di
un’azienda di Belvedere Ostrense, la
Tecnos, ma per fortuna nonostante un volo di sei metri, si è
salvato.
Inutili le parole e le promesse dei soliti politici
fino a quando non sarà ridata centralità e rispetto al lavoratore, sempre più
relegato ai margini di una società che insegue il profitto anche a discapito
della vita umana.
Esprimiamo ancora una volta la sincera solidarietà
nei confronti dei lavoratori e delle famiglie degli operai caduti, ma anche la
vicinanza, senza se e senza ma, a tutti quei metalmeccanici che in questi
giorni stanno scioperando e lottando per il rinnovo del contratto e per la
dignità che gli spetta.

 “Di
lavoro si muore perché di precarietà si vive!”

CSOA Mezza Canaja

(Senigallia)

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CIRKO CANAJA organizza : CORSO DI TRAMPOLI

by on Jan.16, 2008, under Cirko Canaja

 

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10/12/08 LA CASA E’ UN DIRITTO! COMUNICATO DOPO LO SGOMBERO DELLE CASE IN PIAZZALE N. BIXIO

by on Jan.13, 2008, under Comunicati e Manifestazioni

LA
CASA E’ UN DIRITTO!

NON
PREOCCUPARTI PER IL FUTURO…NON CE L’HAI !!”

Lo
sgombero delle case in “Piazzale Nino Bixio”, che ha subito
conquistato le prime pagine della cronaca
(Corriere Adriatico, il Messaggero),
riteniamo sia meritevole di una considerazione complessiva sulla
problematica locale della casa. Ci domandiamo innanzitutto se la
lotta al degrado e all'emarginazione è corretto combatterla
con soluzioni quali quelle degli sgomberi, che altro risultato non
hanno, se non quello di rigettare persone in mezzo alla strada, per
altro in pieno inverno. Questa domanda è rafforzata se si
considerano quei casi in cui le abitazioni sono oggetto di
ristrutturazione da parte degli stessi abitanti, proprio per
consentire una vivere decoroso e civile, spia di un tentativo di
integrazione e di uscita dalle condizioni di emarginazione e degrado.
Insomma, tutt’altro che atti delinquenziali e pericolosi. Gli
sgomberi e il clima di paura e diffidenza, che così si
instaurano, acutizzano piuttosto che risolvere, quella che veramente
è un'emergenza sociale, vale a dire, l'impossibilità di
garantire un diritto importantissimo quale quello alla casa.

Certo,
occupare una casa è illegale e lo è anche allacciarsi
abusivamente al gas e all’elettricità. E’, però,
altrettanto illegale affittare case in nero, costringendo a vivere in
dieci in appartamenti la cui abitabilità è calcolata
per tre o quattro persone. E’ illegale fa lavorare in nero e con
paghe da fame delle persone, meglio se clandestine in modo da essere
ancora più ricattabili. E’ poi vergognoso sfruttare la
miseria e la disperazione altrui per lucrarci sopra e
contemporaneamente per rendere più ricattabili i lavoratori
italiani che per “reggere la concorrenza” devono mediare a
ribasso su diritti, salari e sicurezza. Può l’Edra
Costruzioni chiedere il ripristino della legalità, quando da
decenni specula sul territorio cittadino? E’ la speculazione
edilizia e sulla casa a creare l’emergenza abitativa che a sua
volta è causa di occupazioni abusive e non il contrario.
Intervenire sugli effetti invece che sulle cause, vuol dire
semplicemente creare dei grandi eventi mediatici che nulla risolvono;
vuol dire gettare fumo negli occhi a tutti noi. Della serie, forti
coi deboli e deboli coi forti!

Durante
la “Plage Sauvage” dell'agosto scorso, abbiamo denunciato le
politiche urbanistiche e abitative del comune, in quanto poco mirate
all'attenzione al risolvere i problemi sociali e sempre troppo tese a

favorire
l'imprenditoria e alle sue speculazioni. Liquidare così un
dramma, dirottandolo sulle problematiche della sola immigrazione,
dell'ordine pubblico e degli sgomberi, non ci permette di cogliere
una realtà che vuole Senigallia una delle città ad
“alta tensione abitativa”, con più di duecento domande
nelle liste per l'assegnazione delle case popolari e che riguardano
tantissime famiglie italiane e straniere. E' proprio in conseguenza
di questo che le occupazioni, quando riferite a case o stabilimenti
sfitti, che non rientrano tra quelli di assegnazione e non generano
guerre tra poveri, presentano tutto l'opposto di un problema, ma un
percorso teso alla rivalorizzazione ed alla riutilizzazione di spazi
abbandonati, utilizzando tale patrimonio – altrimenti lasciato al
degrado - come ancora di salvezza per cittadini italiani e stranieri
che altrimenti difficilmente troverebbero risposte dalle istituzioni.

La
realtà, in questo caso, ci dice che non c’è nessuna
“emergenza criminalità” ed il solo risultato dello
sgombero è di continuare ad avere case senza gente e gente
senza case.

CSOA
Mezza Canaja

Ambasciata
Dei Diritti

 

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24/12/07 DI LAVORO SI MUORE … PERCHE’ DI PRECARIETA’ SI VIVE

by on Dec.26, 2007, under Comunicati e Manifestazioni

al centro
dello shopping natalizio, nel giorno della vigilia di natale, abbiamo deciso di
mantenere alta l'attenzione su una tragedia italiana che miete vittime più
della guerra, ovvero, il lavoro.

Quello che
segue è il comunicato distribuito durante il presidio in piazza roma.

 

DI LAVORO SI
MUORE …

Perché DI PRECARIETà SI VIVE!

C’è voluta una vera e propria strage per
ricordarci che nel nostro paese di lavoro si muore.

Questi morti e questi feriti sono operai, e non erano in guerra, ma stavano
semplicemente svolgendo il loro lavoro per procurarsi da vivere per se e per le
proprie famiglie.

Se guardiamo i dati vediamo che dall’aprile 2003 all’aprile 2007 i militari
della coalizione che hanno perso la vita in Iraq sono stati 3.520, mentre, dal
2003 al 2006, in
Italia, i morti sul lavoro sono stati ben 5.252. Un incidente ogni 15
lavoratori, un morto ogni 8.100, una media di 4 morti al giorno  … cifre
da guerra civile! (Fonte: “Il sole 24 ore”).

Si, c’è voluta una strage per dare alle
morti bianche quella “prima pagina” che generalmente è occupata dalla morbosità
della cronaca nera o rosa.

La vita dei lavoratori vale meno del loro
prodotto e de
l costo di un’assunzione regolare e di un corso di
formazione professionale;

Le imprese negli ultimi quindici anni hanno
aumentato del 90% le loro entrate, i salari non sono aumentati più del 10%. Eppure,
sentiamo costantemente parlare della centralità della famiglia ma poi i
lavoratori, stritolati dalla precarietà e da salari bassi, sopratutto i più
giovani, ma non solo, sono impossibilitati a programmare la loro vita, 
trovare casa, farsi una famiglia. Si parla della necessità di tutelare e di
difendere la vita, salvo poi scordarsene quando il problema riguarda il
profitto e la produzione. Si denuncia ovunque l’emergenza sicurezza, ma di che
sicurezza si parla quando per guadagnarsi da vivere si rischia la vita?!

Ora, politici ed industriali fanno a gara
per chi è più dispiaciuto – la
Thyssenkrupp nonostante abbia le mani sporche di sangue, ha
anche la faccia tosta di portare corone di fiori ai funerali degli operai – ma
sono loro i primi responsabili di questo stillicidio quotidiano. Loro, con il
“pacchetto Treu” e la “legge 30”
. Loro, che invocano ed ottengo quotidianamente più produttività, più
competitività, più profitti (da tenersi ben stretti). Loro, che impongono
sempre più flessibilità, precarietà, ritmi e orari lavorativi insostenibili;
che affossano  ogni tipo di contrattazione collettiva con lo scopo di
isolare ed indebolire i lavoratori, rendendoli ricattabili sia sul salario che
sulla stabilità del posto di lavoro.

Anche i vertici sindacali non sono esenti da responsabilità, in quanto
accettando le logiche concertative si sono sostanzialmente trasformati in
soggetti di mediazione, utili al padronato per soffocare ogni forma di
autonomia e di conflittualità operaia.

Ed anche quando i metalmeccanici
manifestano per il rinnovo del contratto, come è avvenuto questo martedì a
Milano, la risposta sono i nasi rotti dalle manganellate della polizia.

Degli operai ce se ne accorge solo quando ne muore qualcuno, allora fa
scandalo, il giorno dopo ne parlano tutti e poi su di noi ricade il silenzio
”. Per
questo, oggi, lunedì 24 dicembre, abbiamo deciso di rispondere al grido
lanciato dagli operai di Torino e di farlo con un semplice sit-in, silenzioso e
rispettoso del dolore, per dare il nostro umile contributo a far si che quello
che è successo invece di cadere nel dimenticatoio, possa indignare le coscienze
di tutti.

Esprimiamo la nostra più sentita solidarietà a tutte le famiglie di quei
lavoratori che ogni giorno cadono per guadagnarsi da vivere.

 CSOA Mezza
Canaja

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