CSOAMezzaCanaja

13/07/09 UN’ALTRO PESTAGGIO IN DIVISA – CRONACA, VIDEO E FOTO

by on Jul.14, 2009, under Ambasciata dei diritti, Comunicati e Manifestazioni

 

“Come è misera la vita negli
abusi di potere
 
 
 

Questo
pomeriggio verso le sette, a Senigallia, davanti al Matt bar (rione Porto), Yousefh
un migrante regolare che da tanti anni vive in città, è stato avvicinato da due
agenti dei carabinieri per un controllo, uno dei quali era l’ agente Prota,
noto per le sue ripetute vessazioni.

Dopo aver
esibito i documenti e il permesso di soggiorno, mentre questi venivano
accertati, dalla porta di ingresso il ragazzo si è spostato all’ interno per
andare a comprare una bottiglietta d’acqua. Tornato è stato aggredito dalle
forze dell’ordine, buttato a terra, picchiato e portato in caserma, il tutto di
fronte a più testimoni che sono riusciti anche a scattare una fotografia del
fermo.

Alle 22.30
una sessantina di militanti, per lo più migranti, del Coordinamento migranti
Terza Italia, l’Ambasciata dei diritti e il csoa Mezza Canaja, si sono diretti
sotto la caserma dell’ Arma dei Carabinieri. Una delegazione è stata fatta
entrare, tra lo stupore il dirigente responsabile ha confermato senza
aggiungere e negare niente l’accaduto e ha confermato che il migrante era in
stato di arresto per resistenza a pubblico ufficiale.

Alla
notizia, è partito un corteo che ha bloccato il traffico fino a via Carducci,
cuore del rione Porto, il quartiere a più alta densità dei migranti, dove è
stato accolto dagli applausi della gente, italiani e migranti.

L’accaduto
è il secondo caso denunciato dai movimenti sociali e dai migranti dopo il
pestaggio di cinque lavoratori senegalesi che aveva portato in piazza trecento
persone in corteo.

Quello che
si evince è un clima di impunità di cui godono le forze dell’ordine e la
tolleranza delle istituzioni di centro sinistra ancora più grave adesso che
viene approvato il pacchetto sicurezza e il migrante è il capro espiatorio sul
quale riversare le contraddizioni di una crisi economica che colpisce e
impoverisce tutti.

Chiediamo
che chi governa questa città prenda una posizione netta, senza titubanze contro
chi abusa del proprio potere e non rispetta i diritti delle persone, per una
città democratica, antirazzista e solidale.

    

  

Coordinamento
migranti “Terza Italia”

Ambasciata dei
diritti

Csoa Mezza Canaja

 
 
 
 
 FRAMMENTI VIDEO DEL PRESIDIO

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09/07/09 ANCONA – BLOCCATA LA NAVE DEI RESPINGIMENTI, 2000 PERSONE IN CORTEO LIBERANO LA ZONA BLINDATA DEL PORTO

by on Jul.10, 2009, under Comunicati e Manifestazioni, Smash G8

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ANCONA – BLOCCATA LA NAVE DEI RESPINGIMENTI,
2.000 PERSONE IN CORTEO LIBERANO LA ZONA BLINDATA DEL PORTO

Contro il G8, Senza Frontiere!

Poco prima del corteo, 50 attivisti, alcuni
"abbordando" via mare, occupano i portelloni della nave Superfast e
bloccano per un’ora la partenza verso Patrasso

Quella di giovedì 9
luglio, nelle Marche, è stata una grande giornata di mobilitazione, contro i
respingimenti e dentro il percorso di contestazione diffusa al G8.

Una
giornata iniziata con il blocco della
nave dei rimpatri
al porto di Ancona, che oggi si sta
felicemente replicando a Venezia. Ieri, dalle ore 17, alcuni attivisti delle
Comunità Resistenti, dell’Ambasciata dei Diritti e di YaBasta! si trovavano già
all’interno della "security
zone"
del porto per un volantinaggio durante le operazioni di
imbarco della nave Superfast diretta verso la Grecia.Già dalla
mattinata la città di Ancona si era risvegliata assediata da un imponente
schieramento di uomini e mezzi blindati delle forze dell’ordine, e lo stesso
sistema di sorveglianza dell’area portuale rafforzato da presidi 
aggiuntivi della polizia in ogni varco di accesso.

Mentre sulla banchina
proseguiva il volantinaggio sotto stretta sorveglianza di decine di agenti in
assetto antisommossa e di un elicottero in sorvolo, un altro gruppo di manifestanti entrava in porto
via mare
, riuscendo su due gommoni ad abbordare la banchina: "No border! Stop deportation!"
"Apriamo il porto alla libertà e ai diritti"
, "Stop G8! Basta respingimenti!"
questo il grido che si leggeva dagli striscioni issati dai gommoni.

Arrivati sulla banchina il
gruppo dei 50 manifestanti si è riunito e cogliendo di sorpresa gli agenti
presenti è riuscito ad interrompere
le operazioni di trasbordo
fatte intenzionalmente anticipare.
Gli attivisti sono balzati sopra i portelloni in fase di chiusura sfuggendo al
tentativo di contenimento delle forze dell’ordine.

Dai portelloni occupati è
stata convocata una conferenza stampa che ha denunciato come ogni giorno nel
porto di Ancona vengano violati i più elementari diritti umani, centinaia di
richiedenti asilo vengano fermati e respinti nell’assoluta violazione delle
minime garanzie del diritto di asilo: "oggi
sono state le comunità che si battono per la libertà e i diritti a respingere
la barbarie delle deportazioni."

Oltre all’appello immediato alla liberazione dei 21 studenti
arrestati
all’interno dell’operazione Rewind – che ha colpito
anche due militanti del lo storico centro sociale pesarese Oltrefrontiera – i manifestanti hanno
richiesto che tutto il corteo, in partenza dopo pochi minuti da piazza Roma,
potesse liberare collettivamente la zona negata del porto: "Come è sospeso Schengen, venga sospesa oggi
la barbarie dei respingimenti e dei pacchetti sicurezza"
.L’occupazione
e il blocco della nave è continuato
per un’ora
, poi gli attivisti si sono mossi per raggiungere il
concentramento: ad attenderli oltre 2000 persone, un enorme partecipazione anche da fuori regione con la
presenza delle reti di movimento emiliane, le realtà sociali perugine e dei
militanti abruzzesi del Csa Arrembaggio.

La manifestazione si è diretta
verso il porto, rivendicando, di fronte alla barriera di ingresso presidiata
dalla polizia, "il diritto di
riappropriarci collettivamente della zona negata del porto, di aprirlo alla
cittadinanza senza confini."

Come recitano i lanci di
agenzia: "per la prima volta in
Italia una manifestazione è riuscita ad entrare nella zona di security di un
porto"
, l’intera manifestazione ha fatto ingresso nell’area
portuale, oltre le reti della
vergogna.

Dopo aver occupato la zona
rossa del porto, i manifestanti hanno raggiunto la banchina e simbolicamente
hanno rilasciato in mare dei fiori di loto, per la memoria e la giustizia di
quanti, come Zaher e Amir, hanno incontrato la morte nel loro viaggio di
dignità e speranza.

Ieri ad Ancona, le
comunità in resistenza e i movimenti hanno trasformato in realta’  la Giornata
Senza

Frontiere
, scegliendo di  affermare i propri territori come
liberi e indipendenti, aperti e solidali, senza zone rosse, oltre i confini che
nessun G8 potrà mai decidere.

 

Leggi l’articolo, guarda le foto e i video su
globalproject

Porto
di Venezia. Bloccata la nave dei rimpatri verso la Grecia

Verso La Giornata Senza Frontiere

Territori Contro Il G8 – Articolo Di Nicola
Mancini Uscito Sul Settimanale Carta

RASSEGNA STAMPA:

- DA il resto del carlino
http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/ancona/2009/07/10/203663-corteo_anti_andato_porto.shtm
- Da il messaggero
http://sfoglia.ilmessaggero.it/sfoglia.php?data=20090710&pag=30&dorso=ANCONA&pagina=CRONACA_LOCALE&ediz=13_ANCONA 
- Da il corriere adriatico
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=71B3BB4FC1CF5A1A1ADD427EC66A25FB
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=779FD7D2B6B035FB767B678B2533693D
 
 
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07/07/09 TERRITORI CONTRO IL G8 – ARTICOLO DI NICOLA MANCINI USCITO SUL SETTIMANALE CARTA

by on Jul.10, 2009, under Comunicati e Manifestazioni, Smash G8

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TERRITORI CONTRO IL G8

(Nicola Mancini)* 

“In
tutti questi spazi, un luogo apparentemente anodino […] delimita in realtà uno
spazio in cui l’ordinamento normale è di fatto sospeso e in cui che si
commettano o meno delle atrocità non dipende dal diritto, ma solo dalla civiltà
e dal senso etico della polizia che agisce provvisoriamente come sovrana”

(G.
Agamben – “Homo Sacer”)

 

L’aristocrazia imperiale un tempo attraversava le città, allestiva
sontuosi banchetti nelle piazze, s’affacciava dai balconi per salutare la folla
per poi mettersi in posa per la foto di gruppo. Durante gli anni ‘90 del secolo
scorso l’ottimismo era all’ordine del giorno, il ciclo espansivo del
neoliberismo prometteva ricchezze per tutti.

Quando alla menzogna del potere cadde la maschera, l’aristocrazia
imperiale prima si blindò dietro grate ed eserciti per poi darsi alla fuga.
Luoghi sperduti tra i monti o in mezzo ai mari furono i nuovi set che il potere
allestì per la propria autocelebrazione. A Genova, la metropoli fu campo di battaglia:
guerra asimmetrica contro i civili.  Dopo
la loro ritirata con fuoco di copertura, in molti continuarono ancora a
mettersi di traverso: blocchi e fuochi lungo le strade per Evian, Gleneagles e
Heiligendamm.

Sarebbero dovuti tornare in Italia quest’anno, dopo otto anni e 16 colpi
di pistola, e trovarsi in una nave a largo della Maddalena, ma poi il terremoto
economico ha scosso il mondo e quello geologico l’Abruzzo.

Eccolo il G8 della crisi, quello del primo presidente nero d’America e
del Presidente “papi” d’Italia. Un set umile, sobrio, quello dell’Aquila, che
renda chiara la vicinanza e la magnificenza di lor signori rispetto a chi è
terremotato dalla crisi altrui e dalla terra propria. Un G8 che tenta di
rifarsi il trucco con il sangue di circa trecento abruzzesi morti sotto le
macerie: una speculazione schifosa sul dolore, il lutto e la tragedia di
un’intera comunità.

I no-global non offenderanno una terra già offesa! Ma il
Presidente-pedofilo non sa che i “no-global” sono a fianco delle popolazioni
terremotate sin dai primi giorni dopo il sisma. I no-global sono con gli
abruzzesi, a “servizio” degli abruzzesi, con e per la rete “3e32”.

“L’Aquila e le altre” è l’appello che lancia una nuova dimensione della
contestazione al G8, dando centralità alla dimensione sociale e territoriale
delle lotte. Decentrare la contestazione, farla esplodere in tutte le città
dove ogni giorno i movimenti agiscono. I dispositivi di sfruttamento economico
e sociale che il G8 rappresenta agiscono nella quotidianità di ogni persona. La
crisi che oggi costringe molti alla cassa integrazione, alla disoccupazione, a
condurre una vita di rinunce e sacrifici a causa dello squilibrio tra lo
stipendio e il costo della vita, è il frutto di un modello economico criminale
e parassitario che ha fatto dell’adagio “profitti privati e perdite pubbliche”
la bussola della propria azione politica.

Non pagheremo noi la vostra crisi! E’ la “dichiarazione d’intenti”,
il  “programma politico”, scritto nelle
strade durante l’autunno italiano e che si è fatto “onda perfetta” durante
l’attacco al G8 dell’università a Torino. La stessa onda che ha incendiato le
strade della Grecia, che ha sequestrato i manager in Francia, che ha assediato la City di Londra e che in
questi giorni invade le piazze di Berlino. La stessa onda che si sta scontrando
contro il regime dell’Ayatollah per la libertà e la democrazia in Iran.

Il G8 e la corte dei miracoli ha prodotto la crisi. I soldi pubblici
hanno salvato le banche, le stesse banche ai cui mutui sono legate con nodo
scorsoio molte vite. Solo il set dei grandi sarà per tre giorni all’Aquila, il
G8 è qui e ora, immanente al governo ed allo sfruttamento quotidiano delle vite
e dei territori. Il G8 è ovunque, per questo può e dev’essere colpito ovunque.

Il campo di battaglia è completamente biopolitico. Uno scontro tra
potenza e potere, tra potere costituente e potere costituito, tra un’istanza
sociale che pone un diritto e un’amministrazione statale che impone una legge. Un
conflitto che si dà in quella zona d’indistinzione tra corpo e norma, tra
giustizia e legge.

La tecnologia urbanistica è ciò che oggi connette la vita con lo spazio.
Se giustamente si ritiene che la città sia completamente investita dal rapporto
capitalistico di valorizzazione e di sfruttamento capace di riflettere ed
affermare in essa la gerarchia globale, se di conseguenza si ritiene che la
divisione del lavoro non passi più tra nazioni, ma tra gli spazi urbani e che
la produzione di valore e la capacità di sfruttamento siano immanenti ai rapporti
sociali, al di là dell’orario di lavoro, allora, vuol dire che il comando sulla
città si dà immediatamente come comando sulla vita.

All’Aquila, dentro i campi, grazie all’emergenza terremoto, si stanno
sperimentando nuovi dispositivi di controllo che possano ridefinire la
connessione tra vita e spazio. La costruzione dei campi e le norme che li
regolano ridefiniscono la funzione urbanistica come agente di sicurezza. Non
polis, ma polizia. Non la libertà, ma la sicurezza come link tra vita e spazio.
E’ sulla paura che si fonda il presupposto per il mantenimento dell’ordine,
grazie a delle pratiche liberogene che mirano a proteggere la comunità da un
male potenziale producendone uno reale ed effettivo. I campi sono a tutti gli
effetti uno spazio anomico in quanto posti fuori per decreto-legge
dall’ordinamento giuridico nomale, ove il dato giuridico e il dato di fatto
intersecandosi, diventano indistinguibili, come lo diventano il corpo e la
norma. Ecco perché corpo umano e spazio metropolitano diventano campi di
battaglia biopolitici, uno scontro che mira a stabilire la coincidenza o la
definitiva separazione tra giustizia e legge.

La posta in gioco è chi decide, il valore sociale della decisione e la
sua attivazione. L’Aquila si ricostruisce a colpi di decreti-leggi, derogando a
causa dell’emergenza ad un percorso di condivisione e di trasparenza su chi,
dove e come costruire, oppure, si ricostruisce secondo criteri di giustizia –
possibilmente antisismici – e quindi secondo l’indicazione e il volere degli
aquilani? Lo hanno già detto, “vogliamo case e non crociere”, per questo
l’opposizione al G8 all’Aquila non potrà che vedere il protagonismo degli
aquilani e la centralità della ricostruzione: della giustizia, appunto!

Allo stesso modo nella città di Ancona vi è uno spazio anomico dove
corpo e norma, giustizia e legge confliggono. 
L’area portuale è una frontiera interna alla città il cui
attraversamento è possibile muovendosi in equilibrio tra il dato giuridico e il
dato di fatto. Da una parte i cittadini, “vite qualificate” che si vedono
privati di un pezzo della propria città. Non un pezzo qualsiasi, come per ogni
città di mare, il porto è Ancona, la sua storia, la sua cultura e la sua
economia. Dall’altra “nuda vita” in fuga da fame e guerra, esseri privi e
privati di tutto se non del corpo: proletariato, forza lavoro, avrebbe detto il
filosofo.

L’area portuale era un bene comune, apparteneva alla città, ne plasmava
la sua dimensione sociale e solidale. Ora ne è vietato l’attraversamento e la
sosta pedonale a chi non è in possesso di un biglietto d’imbarco e, per chi
proviene dal mare, l’uscita è possibile solo passando attraverso tornelli ed è
rigorosamente sorvegliata da apposite telecamere e da uno scanner che rileva,
attraverso la temperatura corporea, la presenza degli immigrati dentro i
camion. Reti e barriere sovrastano e delimitano l’intera area, formando di
fatto una zona rossa al servizio di chi detiene il potere politico ed economico
del nostro paese e che “usa” la scusa del terrorismo per creare un nuovo
confine e sbarramento a chi cerca di entrare disperatamente in Italia in
condizioni disumane, nascosto nei tir che partono dalla Grecia o dall’area
balcanica. Come nei campi, il nesso tra vita e spazio è la sicurezza.

Da Patrasso tentano di raggiungere Ancona nascosti dentro I TIR o
attaccati all’asse delle ruote: dopo ore e ore di viaggio arrivano spesso già
morti asfissiati o, abbandonandosi per la stanchezza, schiacciati sotto le
ruote dei camion: anche la settimana scorsa è morto un ragazzo, è morta
l’ennesima disperata speranza di sopravvivere.

Il mare Adriatico è cerniera tra popoli, una soglia tra territori ricchi
e spazi segnati dalla povertà, continuamente attraversato da flussi che
deterritorializzano e riterritorializzano identità, saperi, culture, territori
e la loro organizzazione urbana e sociale.

Il migrante è un paradigma della società attuale in quanto mette
radicalmente in crisi l’ordine del discorso sulla sovranità moderna, mostrando
tutto lo scarto che vi è tra natività e nazionalità, tra uomo e cittadino. Lo jus
migrandi
, oggi, sembra declinarsi come possibilità di lasciare il proprio
paese, ma impossibilità/divieto – formale – di approdare in un altro. Il
migrante è bandito ed è questa sua esclusione ad includerlo nello spazio
normativo come mera forza lavoro e/o come “untore”. Il suo corpo è terreno di
sperimentazione di un nuovo “diritto del lavoro” e di nuovi dispositivi
securitari. Anche nelle province italiane si delinea un nuovo spazio urbano,
dove il centro è periferico e la periferia acquista centralità, dove nord e
sud, povertà e ricchezza abitano e si contendono lo stesso spazio. Le
demarcazioni geopolitiche non sono più tra Stati, ma dentro le metropoli, e non
sono confini, ma soglie.

Il 9 luglio saranno le reti sociali, i movimenti marchigiani, a porre la
questione su a chi appartenga la città, valicandone gli insopportabili limiti.
Ancora una volta chi decide sulla città e quindi sulla vita? Ancora una volta
una questione di giustizia.

Lo scontro con il G8 è dispiegato e non è possibile sottrarsi.
All’Aquila e ad Ancona, passando per Vicenza, i territori si scontreranno con
le norme che l’aristocrazia imperiale vuole imporre. Una pratica di giustizia
fondata su passioni e necessità, contro dei dispositivi legislativi atti a
conservare e difendere ricchezze e privilegi. Vita e spazio, corpo e metropoli;
nel mezzo l’infuriare della battaglia per deciderne i termini della relazione.

  

*Attivista del CSOA Mezza
Canaja di Senigallia

Versione integrale
dell’articolo uscito sul settimanale “CARTA” n. 24 del 3 luglio 2009

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06/07/09 UN POLO TURISTICO DOVE C’ERA IL LAGER – ARTICOLO TRATTO DAL CORRIERE DELLA SERA

by on Jul.10, 2009, under Comunicati e Manifestazioni

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Senigallia Il progetto: hotel e residence al
posto dell’ ex campo di internamento. Divisi anche gli ebrei

UN POLO TURISTICO DOVE C’ ERA IL LAGER

Il sindaco Luana Angeloni, centrosinistra:
«Abbiamo bisogno di valorizzare la nostra costa» Polemiche Il presidente della
comunità ebraica: «Quel campo non ci risulta». Ma per altri gli ebrei vennero
rinchiusi proprio lì

SENIGALLIA (Ancona) – La
memoria dell’ Olocausto, il bene culturale, la speculazione edilizia: ce n’ è
abbastanza per montare uno scandalo in salsa marchigiana che rischia di mettere
in crisi i consolidati equilibri politico-amministrativi di Senigallia, 44 mila
abitanti, adagiata tra le colline e 14 chilometri di
spiaggia dell’ Adriatico. Qui, sul lungomare di Levante, dove c’ era un’ ex
colonia per le vacanze dei figli dei dipendenti Unes-Enel, attiva dall’ epoca
fascista e divenuta per un breve periodo (dicembre ‘ 43/giugno ‘ 44) campo di
internamento, sorgerà un polo turistico nuovo di zecca. «Di assoluta qualità»,
dice con orgoglio il sindaco Luana Angeloni Rodano (suo marito è uno dei figli
di Franco Rodano e Marisa Cinciari, già esponenti di primo piano dell’
aristocrazia catto-comunista), in carica dal 2000, dopo esperienze
parlamentari. Dice anche che il complesso – albergo, residence, ristorante,
bar, area verde, tratto di pista ciclabile – sarà una meraviglia. In un
contesto urbanistico che prevede altri insediamenti, «che valorizzeranno la
nostra costa». Il fatto è che la grandeur del primo cittadino si scontra con
una variegata e trasversale opposizione. E meno male (per la maggioranza
Pd-Verdi) che le elezioni municipali ci saranno l’ anno prossimo. Se si fosse
votato in questa tornata, le premesse per una prova difficile c’ erano tutte.
L’ onda lunga dei voltabandiera, infatti, è arrivata fino alle Marche.
Senigallia compresa. Alle Europee, il Pd ha perso il 10% dei consensi ed è
apparsa sulla scena la Lega,
che ha preso il 5. L’
ex colonia, vista da vicino, è malconcia, nonostante i colori vivaci con cui i
graffitari hanno tinteggiato le pareti. Nell’ edificio dismesso («esempio di
architettura razionalista», afferma lo storico Ettore Baldetti) da qualche
tempo si sono insediati i no global del circolo Mezza Canaja (spezzone del
vecchio motto «Senigallia mezza ebrea e mezza canaglia»). Anche i ragazzi
contestano, in linea con Prc, Pdl e altri senza targa. Tra questi, spicca
Ettore Coen, il primo a combattere in nome delle sue origini e della storia:
quell’ edificio sul lungomare, dove una dozzina di ebrei furono rinchiusi, non
deve essere abbattuto; era l’ anticamera dei campi di concentramento. Ma il
fervore di Coen, oltre ai consensi crea imbarazzi: mentre lui si dà da fare per
rintracciare documenti e testimonianze (Il libro della memoria di Liliana
Picciotto, una corrispondenza tra detenuti pubblicata sul mensile Una città di
Forlì, per citarne un paio), spuntano i «negazionisti». Lo stesso presidente
della comunità ebraica, in una nota ufficiale, ha sostenuto il «non ci risulta»
sui fatti relativi al campo di internamento, dando man forte al sindaco
Angeloni. Un dettaglio: nella società privata Its (Iniziative turistiche
senigalliesi), che costruirà le strutture alberghiere e residenziali, figurano
i cugini Riccardo e Remo Morpurgo, membri della comunità ebraica di Ancona, a
cui Senigallia fa riferimento. «Strana coincidenza», osserva, sospettoso, Coen.
Altri attaccano a testa bassa la Giunta Pd-Verdi. In prima fila, Luciano Chiappa,
ex enfant prodige della sinistra marchigiana. Sindaco mancato nel ‘ 98 (per uno
sgambetto dei suoi stessi compagni), adesso capeggia il Comitato civico
(«14.000 firme per 14
chilometri di spiaggia») che si oppone al progetto.
Minando dalle fondamenta tutto il piano di rilancio turistico di Senigallia,
pienamente condiviso dai Verdi. «Le vie della moderna speculazione sono
lastricate di intenzioni ecologiste», ammonisce. E, nonostante il parere
favorevole della Sovrintendenza per i Beni architettonici che ritiene «l’ ex
colonia di non sufficiente interesse culturale» e sancisce il nullaosta alle
opere («è una valutazione generica per dar ragione a Giunta e costruttori»,
chiosa Roberto Mancini, consigliere di Rifondazione), Chiappa ha presentato al
Comune una diffida per l’ annunciata demolizione: «Non si può fare, poiché
manca il Piano di lottizzazione». E denuncia: «Quando, nel marzo 2003, con un’
offerta al rialzo (2 milioni e 800.000 euro), l’ Its acquistò da un’ altra
società l’ area dismessa, la sua destinazione d’ uso era classificata F1, cioè
servizi pubblici. Sette mesi dopo, con l’ approvazione definitiva della
variante costiera, la stessa diventò turistico-ricettiva». Marisa Fumagalli

Fumagalli
Marisa

Pagina 25
(6 luglio 2009) – Corriere della Sera

http://archiviostorico.corriere.it/2009/luglio/06/polo_turistico_dove_era_lager_co_9_090706002.shtml

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09/07/09 ANCONA – UNA GIORNATA SENZA FRONTIERE! NO G8 – MANIFESTAZIONE ORE 19 PIAZZA ROMA – ANCONA

by on Jul.08, 2009, under Comunicati e Manifestazioni, Smash G8

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Giovedì 9 luglio diamo il benvenuto al G8!

ANCONA – UNA GIORNATA SENZA FRONTIERE

L’appello dei movimenti sociali delle Marche
alla mobilitazione diffusa

Da Vicenza all’Aquila, da
Roma ad Ancona, dal 2 al 10 luglio a contestare il G8 della crisi saranno le
comunità che difendono i beni comuni dalla devastazione ambientale e dalle basi
di guerra, che si  battono per il reddito, il diritto alla casa, per
estendere spazi di libertà contro i dispositivi autoritari.
Quelle comunità che vogliono riprendersi il diritto di decidere sul loro
futuro, e rivendicare indipendenza e autonomia.

Quelle comunità che hanno intessuto reti solidali con le popolazioni abruzzesi
colpite dal sisma che in quei giorni protesteranno contro la militarizzazione
della gestione dell’emergenza e per un progetto di ricostruzione sociale dal
basso.

Nelle Marche l’appuntamento é al Porto di Ancona, alle porte d’oriente dei
nostri territori.
Porte che si vorrebbero chiuse al bisogno di libertà e dignità affidato al mare
da migliaia di migranti. Chiuse dalla frontiera della guerra all’umanità in
fuga dall’oppressione e dalla disperazione.

Nel porto di Ancona ogni giorno si violano i più elementari diritti umani, si
nega sistematicamente il diritto di asilo. Ogni giorno, profughi e richiedenti
asilo, uomini e donne che scappano dall’Afghanistan o dall’Iraq, vengono
direttamente respinti dalla polizia di frontiera e reimbarcati nel viaggio di
ritorno verso l’inferno del campo profughi di Patrasso. Uomini e donne che,
come Amir, incontrano la morte soffocati nei container o schiacciati dai tir.

Giovedì 9 luglio vogliamo una Giornata
Senza Frontiere
: una giornata per liberare il porto di Ancona dalle
barriere e dalle gabbie dove si infrangono quei desideri di libertà e dignità
che vengono dal mare.

Una Giornata Senza Frontiere
per aprire alla cittadinanza senza confini lo spazio negato del porto, perché
ritorni ad essere un bene comune di tutta la città.

Una Giornata Senza Frontiere
per rivendicare l’indipendenza e l’autonomia delle comunità che vogliono
rovesciare la crisi in opportunità di decisione comune sulla trasformazione del
presente.

Una Giornata Senza Frontiere
per dire basta alla vergogna dei respingimenti, per abbattere l’infrastruttura
securitaria del nuovo razzismo aprendo le porte d’oriente alla libertà e ai
diritti.

Ancona – Giovedì 9 luglio
Una Giornata Senza Frontiere


Comunità Resistenti delle Marche contro
il G8

Ambasciata dei Diritti
Associazione Ya Basta! Marche

 

PER APPROFONDIRE

         
Ancona:
l’osservatorio sul porto

         
Un
desiderio finito sotto le ruote di un tir

 

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06/07/09 PERQUISIZIONI E MANDATI DI ARRESTO IN TUTTA ITALIA

by on Jul.08, 2009, under Comunicati e Manifestazioni, Smash G8

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L’operazione eseguita dalla Polizia su mandato
della Procura di Torino

PERQUISIZIONI E MANDATI DI ARRESTO IN TUTTA
ITALIA

All’alba di questa
mattina, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Torino e
gestita poi nella conferenza stampa dal Procuratore Giancarlo Caselli, la
polizia ha effettutato decine di perquisizioni nella case di studenti e
attivisti in tutta Italia.

 L’operazione della
Digos ha eseguito 21 misure cautelari per le mobilitazioni studentesche del La
cronaca su GP
a Torino in occasione del vertice del G8 University.
Due gli arresti a Padova, quattro a Bologna, 12 a Torino di cui 5 ai
domiciliari, 1 ai danni di un attivista napoletano avvenuto all’Aquila nel
campo del comitato 3e32 al termine della fiaccolata che si è svolta ieri notte
a tre mesi dal terremoto.

Blindati e polizia hanno
inoltre fatto irruzione al centro sociale Asktasuna di Torino e al Festival di
Radio Sherwood a Padova.
 
L’operazione è la vendetta poliziesca nei confronti dell’Onda e della
mobilitazione contro il G8 University Summit, e l’avvertimento mafioso che
Maroni e il governo lanciano alle manifestazioni contro il G8.

Il dispositivo proviene
dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino e i reati
contestati sono violenza nei confronti degli appartenenti alla forza pubblica,
lesioni personali e resistenza aggravata  a pubblico ufficiale.

Al pesante attacco verso
il movimento dell’Onda sono seguite mobilitazioni in tutta Italia. A Roma, Torino,Venezia, Bologna, Pisa, NapoliPadova, Palermo, Alesandria, Genova gli
studenti hanno occupanto i Rettorati, le Facoltà, hanno convocato conferenze
stampa, presidi, cortei spontanei e assemblee cittadine.

Attualmente, alle ore
18.00 sono in occupazione Rettorati in tutta Italia: Roma, La Sapienza e Roma 3,
 Padova, Torino, Pisa. A Napoli è occupata l’Università Federico II. A
Padova il presidio di fronte alla Prefettura si è trasformato in un corteo non
autorizzato che ha paralizzato il centro cittadino per poi raggiungere la Questura. A Bologna è
prevista un’assemblea cittadina alle ore 20.00 in Rettorato. 

Decine di comunicati di solidarietà stanno
arrivando da tutte le città d’Italia. 

Maggiori informazioni sul
sito Uniriot.org

 

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06/07/09 L’ONDA NON SI ARRESTA – LIBER* TUTT*, LIBER* SUBITO

by on Jul.06, 2009, under Collettivo Studentesco Zenit, Comunicati e Manifestazioni, Smash G8

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L’ONDA NON SI ARRESTA:
LIBER* TUTT*, LIBER* SUBITO!

Oggi, lunedì 6 luglio, un
forte attacco dall’intento intimidatorio e repressivo è stato sferrato nei
confronti del movimento dell’Onda, portando in carcere e agli arresti
domiciliari ben 21 compagn*, studenti e precari, che il giorno 19 maggio
avevano manifestato contro il g8 universitario a Torino.

Dopo un anno di percorsi e
lotte comuni, contro le devastanti riforme scolastiche ed universitarie,
sentiamo l’esigenza di esprimere la nostra solidarietà a tutt* gli/le arrestat*,
puniti per aver lottato in difesa del mondo della formazione, per aver
rifiutato di pagare ancora in silenzio la crisi e per aver manifestato contro
gli otto grandi che, uniti nelle loro scelte, finanziano le banche e tagliano i
fondi sul campo della formazione.

Quanto avvenuto non
riuscirà a fermare il movimento dell’Onda ma solo a far crescere la nostra
rabbia ed il nostro dissenso.

Con Marco, Anton e tutti i compagni arrestati. L’Onda non si arresta!

Collettivo Studentesco Zenit

Aggiornamenti e approfondimenti: http://www.uniriot.org/uniriotII/
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06/07/09 L’ONDA NON SI ARRESTA – Comunicato solidarietà per gli arresti

by on Jul.06, 2009, under Collettivo Studentesco Zenit, Comunicati e Manifestazioni, Smash G8

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L’ONDA NON SI ARRESTA!

Di ritorno dalla
fiaccolata dell’Aquila anche nelle Marche il nostro è stato un risveglio amaro.
Ancora increduli esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra totale vicinanza
agli studenti dell’Onda di tutta Italia, ai nostri compagni Marco e Anton di
Pesaro e a tutti i compagni colpiti dalle ordinanze di custodia cautelare.

Arresti preventivi proprio
alla vigilia del G8 dell’Aquila, arresti che vanno a criminalizzare l’intero
movimento dell’Onda che collettivamente a Torino ha deciso di contestare un G8
illegittimo violando la zona rossa.

Eravamo tutti a Torino e
tutti a Vicenza. Saremo tutti ancora nelle nostre Università, nelle nostre
strade e nelle nostre piazze, a partire dalla città di Ancona e dal suo porto
giovedì 9.

Ci saremo contro il G8 della
crisi e per l’immediata liberazione dei nostri compagni.

L’onda non si
arresta!

Onda anomala
marchigiana

Aggiornamenti e approfondimenti: http://www.uniriot.org/uniriotII/
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04/07/09 LA GUERRA A VICENZA – COMUNICATO POST CORTEO VICENZA

by on Jul.06, 2009, under Comunicati e Manifestazioni, Smash G8

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LA GUERRA A VICENZA

 

Un corteo colorato, ma
anche un corteo determinato; gli obiettivi della vigilia erano chiari ed
espliciti: entrare nel cantiere statunitense per piantare migliaia di bandiere
NoDalMolin e dimostrare, così, la determinazione di tanti cittadini
nell’opporsi alla base militare.

Ed era chiaro, sin dalla
vigilia, che la Questura
avrebbe usato tutti gli strumenti a propria disposizione per impedire alla
democrazia di esprimersi e difendere, in questo modo, l’imposizione del governo
a cui risponde.

E, del resto, accettare il
diktat della Prefettura – “nessuno entrerà al Dal Molin” – avrebbe significato
abbassare la testa di fronte all’arroganza con la quale si vuole garantire
quest’imposizione; per questo, nei giorni precedenti al corteo, erano stati
preparati degli strumenti di autodifesa e autotutela collettivi e individuali:
perché alzare la testa di fronte all’imposizione significa anche non abbassarla
di fronte a coloro che sono disposti a usare la violenza per garantirla.

Nulla di offensivo,
naturalmente: e la lunga storia di mobilitazione – ormai tre anni – della
comunità vicentina è lì a garantire quanto sia pacifica l’opposizione alla
base. Strumenti, invece, di difesa, come barriere e scolapasta pieni di
stracci, da mettere sulla testa. L’occupazione militare che ha subito la città
berica e la volontà della questura di impedire il corteo hanno dimostrato che
per “sradicare alla radice il dissenso locale”, come richiesto dal commissario
Costa, il Governo è disposto a schierare davanti ai vicentini i carabinieri di
ritorno dall’Afghanistan: vogliono proprio fare di Vicenza un territorio di
guerra; ma noi resisteremo un minuto in più.

 

Approfondimenti:

Vicenza,
4 luglio – La cronaca multimediale della manifestazione

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Vicenza-4-luglio-La-cronaca-multimediale-della-manifestazione/1204

Obama, è
questa la tua democrazia?

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Obama-e-questa-la-tua-democrazia/1207

Difendersi
non è violento

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Difendersi-non-e-violento/1209

 

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09/07/09 NO G8 – MANIFESTAZIONE ORE 19 PIAZZA ROMA – ANCONA

by on Jun.30, 2009, under Comunicati e Manifestazioni, Smash G8

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E’ dal 2 all’11 luglio,
che in tutta Italia i movimenti hanno annunciato le giornate di contestazione
al prossimo vertice del G8
. Un percorso di mobilitazione diffusa in tutto il paese dove le
comunità in resistenza si mobiliteranno contro quella che definiscono "la
crisi e la precarietà, la devastazione e la speculazione ambientale e
riaffermare l’autodeterminazione sulle decisioni che riguardano il proprio
futuro. Un percorso di solidarietà con le popolazioni abruzzesi colpite dal
sisma che in quei giorni protesteranno contro la militarizzazione della
gestione dell’emergenza e per un progetto di ricostruzione sociale dal basso.

Anche i movimenti sociali marchigiani saranno protagonisti della
contestazione anti G8: le Comunità Resistenti lanciano per giovedì 9 giugno ad
Ancona la giornata di mobilitazione nelle Marche
. Nel porto di Ancona
secondo gli stessi "ogni giorno si violano i più elementari diritti umani,
si nega sistematicamente il diritto di asilo. Ogni giorno, profughi e
richiedenti asilo, uomini e donne che fuggono dall’Afghanistan e dall’Iraq, dai
paesi martoriati dalla guerra, vengono direttamente respinti dalla polizia di
frontiera e reimbarcati nel viaggio di ritorno verso l’inferno del campo
profughi di Patrasso. Uomini e donne come Amir, che ha incontrato la morte
schiacciato dal tir dove aveva trovato rifugio."

I movimenti sociali "fanno appello a tutta la cittadinanza, ai precari e
agli studenti, ai migranti, alle associazioni e alle singole soggettività per
costruire insieme una Giornata Senza Frontiere, per dire basta alla vergogna
dei respingimenti, per liberare il porto dalle barriere e dalle gabbie dove si
infrangono i desideri di libertà di centinaia di sans papiers.

Una Giornata Senza Frontiere per rivendicare l’indipendenza e l’autonomia delle
comunità che resistono al razzismo e ai dispositivi autoritari, aprendo le
porte d’oriente alla libertà e ai diritti. Il percorso di mobilitazione inizia
con la partecipazione alla giornata dell’indipendenza di Vicenza contro la base
militare Dal Molin. Per informazioni sulla partecipazione: tel 333 1295984 – email
mezzacanaja@yahoo.it

Giovedì 9 luglio la GIORNATA
SENZA FRONTIERE prenderà inizio con il concentramento della
manifestazione alle ore 19.00
in Piazza Roma ad Ancona. Per informazioni e contatti:
tel 333 1295984 email: mezzacanaja@yahoo.it

PER APPROFONDIRE: NO G8 – APPELLO DELLE COMUNITA’ RESISTENTO DELLE MARCHE

 

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